http://www.youtube.com/watch?v=JVCku7vg0Fc
C’è una canzone meno nota, tra quelle di Paolo Conte, che amo moltissimo perché racconta di un incontro poco probabile tra un lui e una lei diversissimi e lo fa con uno swing, un ritmo, una melodia che mettono di buon umore come poche altre canzoni.
Offre l’idea della leggerezza del fato, dell’assenza di pensieri, dell’incanto di un incontro che non ti aspetti tanto che, in meno di tre minuti l’atteggiamento di chi la ascolta può cambiare in meglio, roba da musicoterapia da rigattieri; ovvio che io la ascolti spesso.
Se un pezzo è ben scritto, ben orchestrato, divertente e migliora l’umore è musica con un senso.
“Architetture lontane” è nel CD Una faccia in prestito - 1995
Avvenne per caso in una
Stradina moderna sotto la pioggia
Gli ombrelli che fanno zum -zum - zum
E l’ universo fa bum - bum - bum
Lui: una canzone francese
Lei: una rossa risata irlandese
Piovvero languidi giorni
Piovvero languidi giorni…
Sì ma io dov’ero andato Tutto mi sarei guardato
E ne avrei scritto anche meglio di così
Lui era un loden portato da una
Dolcezza senza rimpianti
Da studi classici ardenti,
La pipa morsa tra i denti…
Lei era un cavallo, un gatto, un’ondata Di mare nordico al sole,
Vestita come uno vuole,
Vestita come uno vuole…
Due belle gambe, lei e un po’ di Fumo azzurro, lui…
Col permesso degli dei…
Gli dei dei bei sonni…
Gli dei dei begli anni,
Gli dei dell’ amore rosso,
Del fuoco nelle sottane, architetture lontane…
La vecchia canzone francese
Contro una rossa risata irlandese
Gli ombrelli che fanno zum -zum - zum
E l’ universo fa bum - bum - bum