Il lato francese delle
ostriche...
Ho già parlato di ostriche e
ho raccontato del banco del pesce in un mercato vicino casa e di come ho
accompagnato le sue ottime ostriche di Anzio.
Spingete su clic
e potrete ripassare anche l’abbinamento.
Un po’ di tempo fa ho
scoperto che il medesimo spacciatore ha arrivi settimanali di ostriche dalla
Bretagna e dalla Normandia.
Il sito ufficiale della
Francia (tanto per sottolineare che su un bel po’ di cose sono più avanti di
noi) vi spiega meglio di quanto potrei fare io le diverse caratteristiche e
tutte le zone di produzione.
Concedetevi un secondo CLICK.
Mi sono procurato dieci
ostriche: quattro normanne e sei bretoni.
Avendo in casa dei fiori di
sale di Noirmoutier (che è in Vandea – altra zona di ostriche) ci ho lavorato
del burro con un trito di prezzemolo. Spalmato su crostini di pane caldo
avrebbe accompagnato le ostriche.
Serviva il vino.
Desideravo
che fosse d’oltralpe come il sale e le ostriche e sono tornato dagli amici di
Organic%l, enoteca di vino biologico.
Anche se loro sanno della
mia preferenza per i bianchi fermi insistono (quando dopo lunga discussione
siamo in finale) per un leggero perlage che smorzi appena il grasso del burro e
delle ostriche.
Muscadet.
Ci attestiamo
vicino Nantes, vicino a Vallet.
Non siamo tanto distanti dall’isola di
Noirmoutier da dove viene il sale. Siamo tra il fiume e l’oceano.
Viti di più
di 40 anni, solo fertilizzanti organici.
Perlage leggero e a grana finissima.
Colore giallo paglierino. Profumato di fiori più che di frutta, appena agrumato.
Sapido e persistente.
Mi hanno anche spiegato che “sur
lies” sta per “sulle fecce”. Trattasi di una alternativa al metodo di affinamento
in bottiglia e che la feccia è, in questo caso, formata dai lieviti dopo la
loro attività di fermentazione: se dovessi spiegarmela direi residui di lieviti
morti.
Probabilmente detta così non è elegante ed è poco corretta ma il
concetto è quello.
Le cellule morte dei lieviti cedono ancora qualcosa al vino
prima che sia imbottigliato.
Un crostino imburrato, un’ostrica,
un sorso di Muscadet Sèvre & Maine
sur lie 2011.
Si inseguono, si
contrappongono e si esaltano. Ti lasciano prendere tutto il tempo che desideri
tra un gesto e il successivo.
Fanno festa insieme, si
corteggiano.
Le ostriche scelte sono
carnose, grosse, profumate e saporite oltre ogni immaginazione.
Mentre le proviamo sappiamo
che fino a due giorni prima erano vive nell’oceano francese.
Prima dell’ultima ostrica
osiamo lasciare il Muscadet e cambiamo registro. Chiamiamola una botta di
coraggio che ha funzionato. Premeditata e riuscita nel nostro caso ma
consigliata soltanto se si ha voglia di lavorare sugli abbinamenti per
contrasto.
A giudicare dall'entusiasmo con cui descrivi l'esperienza appena vissuta delle ostriche accompagnate dal Muscadet (vino che ho potuto personalmente apprezzare) e dal Sauternes (che invece non conosco affatto) non posso che apprezzare l'evidente inclinazione a trarre godimento dalle cose buone.
RispondiEliminaRaro che risponda ai commenti ai post (comunque sempre graditi) ma in questo caso lo faccio; sì. Sì mi piace godere delle belle cose e questo caso ha veramente le caratteristiche di straordinarietà per sapori, profumi, abbinamento. Uno dei miei migliori successi (nel ramo cibo-vino). Grazie per il commento e grazie per il fatto che tu mi legga. :-)
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