marco valenti scrive

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20 settembre 2021

Il cactus non ha colpa

 



Libro: Il cactus non ha colpa
Autore: Roberta Marcaccio
Editore: Triskell Edizioni
ISBN EBOOK: 978-88-9312-918-3
ISBN CARTACEO: 978-88-9312-816-2
200 pagine

La sinossi ufficiale

Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera, consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
Ventiquattro anni di carriera fatti di rapporti umani, sedi di lavoro diverse, dalla Romagna al Piemonte, fino alla Valle d’Aosta, legami più o meno forti coi colleghi, amicizia e passione per un lavoro che a tratti diventa preponderante su tutto. La storia di Rebecca è brutalmente attuale. Lo ascoltiamo al telegiornale, lo leggiamo sui quotidiani ma quando capita diventa un duro rospo da ingoiare. Rebecca, Giuliano, Ilaria, Vittorio, non necessariamente in quest’ordine, sono i protagonisti di una vicenda in cui tante persone possono identificarsi. Il lavoro per molti è rifugio, consolazione, passione, si investono anni di vita e quando vengono a mancare certe condizioni ci si sente traditi, come se lo facesse l’amore della nostra vita.
Che strada sceglierà Rebecca? Riuscirà a dare una nuova direzione alla sua vita?
Il romanzo racconta con emozione, ma anche una punta di ironia, una storia come ne sono accadute tante e che non si augura a nessuno, anche se… non è forse vero che non tutti i cactus vengono per nuocere?

La scrittrice

Roberta Marcaccio è nata a Rimini e vive in Romagna. Diplomata in ragioneria, ha lavorato in diverse aziende nel settore informatico come operatore di assistenza, responsabile e manager. Il suo lavoro la ha portata a girare molto, quasi tutta l’Italia. Ha bei ricordi di Milano e Ivrea. Ha pubblicato “Tranne il colore degli occhi” per Antonio Tombolini Editore e “Ti raggiungo in Pakistan” con StreetLib. Ha collaborato con la rivista di letteratura Il Colophon e nel 2015 ha ricevuto il diploma di merito per il racconto “L’Hotel Rimini” al concorso Scintille in 100 parole.

Quello che penso dopo averlo letto

Questo romanzo, scritto con ironia e sincerità, parte con la protagonista, Rebecca, che è stata fatta fuori dall’azienda di software dove ha lavorato e fatto carriera per più di venti anni. Rebecca, in prima persona, decide di scrivere, di raccontare per sfogo e per risalire il vuoto nel quale è stata gettata.

Cito dal libro.

“Ripenso a ogni minuto di quel maledetto giorno, ho la sensazione di ritrovarmi nella vita di un’altra persona e ciò che ho visto e sentito non mi appartenga.

Nel frattempo assumo la medicina che sbriciola il mio dolore e mi aiuta a guardarlo con occhi diversi: la narrazione. Io sono pronta. E allora che storia sia”. 

C’è chi tiene un diario, chi prende degli appunti, chi apre un blog e chi si butta sugli antidepressivi: Roberta-Rebecca scrive un bel romanzo narrato in prima persona che parte dal dopo licenziamento e riavvolge il nastro di una vita di lavoro.

L’autrice parla di un mondo che conosce bene e (forse) potrebbe aver attinto a qualcosa di autobiografico. Non ha importanza perché è un gran bel libro e poi, come diceva Ernest Hemingway, “La gran cosa è resistere e lavorare, e guardare e ascoltare e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, maledizione, non troppo dopo.".

Tratteggia benissimo le persone che incrocia nella sua storia professionale e nella sua vita affettiva. Ilaria, Vittorio, Giuliano e tutti quanti sono parte importante della storia e della vita di Rebecca.

Certo è vero che la protagonista ha una vita di affetti limitata dal fatto che dedichi tantissimo al lavoro che ama e la assorbe moltissimo tempo ed energia ma non ha la postura della donna in carriera. È felice (era) del suo lavoro ed empatica con tutte le persone per le quali e con le quali lavora. L’azienda le ha dato, nel tempo, incarichi e responsabilità sempre più sfidanti e impegnative ma lei non parla mai di potere o ricchezza. Parla di soddisfazione per quanto riesce a fare e quindi non è rampante ma, semplicemente, felice e orgogliosa di quel che fa.

Anche per questo non lo ho trovato un libro nettamente di rivendicazione femminile (sebbene sia certamente una chiave di lettura) ma un grido di rabbia e dolore verso un mondo del lavoro spietato, poco equo, con pochissime garanzie e dove il ben fatto non paga. La questione, molto attuale, dovrebbe far riflettere e mobilitare: ma restiamo al romanzo. È agile, fresco, una scrittura tonda e fluida che cattura il lettore. Non parla solo di lavoro ma indaga i rapporti umani con tutta la splendida indipendenza della protagonista in tutte le sfaccettature. È naturale essere con la protagonista, dalla sua parte, e compenetrarsi nel suo modo di pensare e di agire. La storia ti prende e non ti molla: “scorre che è un piacere”.

Quando leggo un libro che mi piace, soprattutto se non è di un autore già affermato e osannato dalla critica mainstream, lo recensisco con un piacere ancora maggiore: c’è vita oltre il vostro inserto di riferimento o quello che raccomanda il vostro critico preferito. La letteratura contemporanea in Italia è molto più viva e vivace di quanto molti credano e c’è da leggere anche oltre i finalisti dei Premi Letterari. È il caso di questo romanzo che vi invito a leggere e, se vi piace, a diffondere.

SE IL CACTUS NON HA COLPA

NON CI RESTA CHE ESSERE FELICI
Buona lettura!

È un libro sul quale mi piacerebbe confrontarmi con chi lo ha già letto e, più ancora, con l’autrice Roberta Marcaccio a cui vanno i miei più sinceri complimenti.



28 febbraio 2021

FRAGILI E ANTIFRAGILI

 


FRAGILI E ANTIFRAGILI

Territori, Economie e Istituzioni al tempo del coronavirus

Giampiero Lupatelli


Mentre spero di tener fede al mio proponimento di non leggere libri di narrativa di storie ambientate nel tempo del Covid19 ho letto un bel saggio che ragiona su come i territori del nostro paese si siano comportati in questo tempo orribile. 

Quali sono state le fragilità e i mutamenti; quali i punti di resistenza e i possibili attori territoriali di un futuro che sarà inevitabilmente diverso dal “prima”.


Indice di Fragili e Antifragili


Prologo: ritorno al Territorio

1. Geografie della Fragilità

2. Infrastrutture Sociali

3. Le Istituzioni in cammino

4. Le lezioni dell’Emergenza

5. Decidere e governare

Epilogo: 

una Modesta Proposta 

per l’Agenda della Ricostruzione

 

Ogni parte del saggio è articolata in diversi paragrafi e ciascuno di essi è scandito in ragionamenti compiuti numerati, brevi e logicamente correlati; questa partizione agevola molto la lettura perché consente in qualsiasi momento di fermarsi a ragionare e a valutare quanto letto.

Poiché è un saggio di analisi territoriale, di impatto del covid19, di reazione dei territori alla pandemia e da lì, passo dopo passo, di proposta verso una nuova centralità per i territori cosiddetti marginali (montani, interni, in spopolamento) e un marcato protagonismo per le associazioni territoriali, il mondo del volontariato e quello cooperativo, prendersi delle pause per ragionare è utile.

Che io mi trovi d’accordo con le tesi di Giampiero Lupatelli (con pochissimi distinguo) è ininfluente. Potrebbe derivare dal fatto che mi occupi di Coesione territoriale da parecchi anni e negli ultimi, in particolare, della Strategia Nazionale per le Aree Interne: sono propenso a credere che possa interessare a molti anche in virtù del fatto che - narrativamente parlando - è un libro scritto davvero bene.

E' un saggio magnificamente scritto che consiglio a tutti, in particolare a chi ama i territori montani (o comunque interni) e a chi è interessato al tema del riequilibrio territoriale per il futuro del nostro paese.

A mio modesto avviso il riequilibrio delle economie territoriali riduce disuguaglianze intollerabili e rappresenta una opportunità di crescita per ciascuno. Nessuno escluso.

Buona lettura!


Vi lascio con le informazioni del libro.


FRAGILI E ANTIFRAGILI

Territori, Economie e Istituzioni al tempo del coronavirus

Giampiero Lupatelli

Rubbettino Editore

Collana: Varia

2021, pp 162

ISBN: 9788849865325


Quarta di copertina


Fragili e Antifragili si interroga sulle trasformazioni economiche sociali e istituzionali che la pandemia Covid 19 determina nell’organizzazione del territorio nazionale. In questa esplorazione il suo punto di vista è quello della Montagna e delle Aree Interne.

Le infrastrutture sociali, nel campo della salute, della educazione e della comunicazione, sono state sottoposte dalla pandemia a uno stress test che ha messo in evidenza come una esasperata ricerca di efficienza dei sistemi – attraverso la imposizione di condizioni uniformi, indifferenti alle specificità dei luoghi – può indebolire seriamente l’efficacia della loro risposta.

Efficacia che ha invece necessità di disporre di riserve di capacità e di circuiti di ridondanza per sostenere eventi critici inaspettati ma non improbabili.

Potremo trovare queste risorse nei territori non metropolitani del Paese, rimessi in gioco dal nuovo interesse con cui si sono esercitate le politiche per una nuova centralità della Montagna e si è rivolto lo stesso sguardo dei cittadini, in questa stralunata stagione della Pandemia?


6 novembre 2020

Cometa e bugie dopo venti anni

 


Il 3 novembre 2020 è uscito il mio ultimo romanzo. Ritengo possa chiudere un cerchio che avevo aperto ancor prima che passasse la cometa del '97 ed essere l'ultimo libro che verrà pubblicato a mio nome.

Continuerò a scrivere, meraviglioso privilegio, senza metterci il nome. 

Comunque non è detto che tutti gli altri miei titoli usciti prima di questo, tolti dal mercato per mia decisione, non ritrovino una degna e diversa via editoriale. 

Se si trova il complice adatto succederà. 

Cometa e bugie dopo venti anni è uscito nella collana Intrecci di Edizioni Dialoghi e può, per il momento, essere acquistato da tutti sul loro sito. Presto sarà disponibile su altre piattaforme di vendita e presso alcune librerie indipendenti.

Vi lascio il link diretto al libro.

CLICCA QUI

A seguire una quarta di copertina e un cenno su quanto uscito prima di Cometa e bugie dopo venti anni.

Resto pronto, come sempre con piacere, a parlare dei libri che ho scritto nelle forme che vorrete, di persona o in collegamento, convinto che un libro sia di chi lo legge (fatemelo sapere).

"La parola è dell'orecchio che la ascolta".

Grazie e tutti,

Marco Valenti


QUARTA DI COPERTINA "ESTESA"

Quando nel 1997 la cometa Hale-Bopp è visibile nel cielo, la vita di alcune persone cambia per questioni d’amore, di passione, e dei loro opposti. Queste vite si intrecceranno con sviluppi imprevisti a causa dell'incapacità di vedere le cose e i sentimenti come sono veramente. Tutto esplode per consuetudini, eccessi, bugie che si immaginano verità.

“Ci fu chi mentì sapendo di mentire e chi sperò di non mentire, chi lo volle e chi ci si trovò.”

Questo romanzo racconta cosa è stato di queste vite nei venti anni successivi al passaggio della cometa. Evoluzioni, crescite, nuove consapevolezze e cambiamenti non senza qualche inaspettato epilogo.

Non è un sequel di Cometa e bugie, ma una sua nuova scrittura e insieme qualcosa di più largo che, inevitabilmente, la contiene.

Un’altra storia.

“Vada come vada il cuore è un grido, è pazienza infinita, è di costanza e di dolore, è di gioia e di costruzione, è un tessuto prezioso.

Per fortuna o purtroppo, per fortuna e purtroppo, tutto il resto è banalità del caso: più o meno attrezzati, ci si fanno i conti. O prima o poi.”

 

Bibliografia di Marco Valenti: La prima pubblicazione, nel 2007, Un senso alle cose (TheBoopenLed Editore) era un romanzo epistolare (in epoca contemporanea) scritto a quattro mani con Paolo Scatarzi. Successivamente ha autoprodotto il romanzo breve con tre racconti in appendice Cometa e bugie e la raccolta di racconti Quel colore delle foglie in autunno (quando stanno per cadere) e pubblicato il suo terzo romanzo, RIP (2014 – Antonio Tombolini Editore). Ha scritto per la rivista di letteratura Il Colophon. Le opere finora pubblicate, per sua scelta, sono fuori commercio: Cometa e bugie dopo venti anni (2020 - Edizioni Dialoghi) è l’unico libro in commercio.





19 ottobre 2020

Quel che penso di "Le città invisibili"

 



LE CITTA’ INVISIBILI

Romanzo di Italo Calvino (1923 – 1985)

Prima edizione EINAUDI 1972


Ho letto per la prima volta questo libro a una decina d’anni dalla sua uscita quando ero uno studente di Architettura. Lo ho riletto molte volte e anche immediatamente prima di questa recensione del 2016, Anche dopo lo ho riletto e spesso ne ho letto e ne leggo frammenti.




Inno alla fantasia, stimolo ad innumerevoli combinazioni di ragionamento, evocativo, onirico e intellettuale, compendio provato delle future sei lezioni americane di Italo Calvino (Six memos for the next millenium Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità , Molteplicità, Coerenza).

 


Calvino, partendo dal Milione, immagina che Marco Polo discuta con Kublai Khan, re dei Tartari, e a questi narri delle città che l’imperatore di uno sterminato territorio non farà in tempo a vedere.

 Relazioni di viaggio. 

Un dialogo tra i due apre, e un altro chiude, ciascuno dei nove capitoli del libro. 

Il rapporto tra i due e il dispiegamento di informazioni, umori, preoccupazioni e ansie dell’imperatore sono quello che tiene insieme il romanzo. 

Questi dialoghi potrebbero esser letti a prescindere dal libro e costituirebbero, da soli, una narrazione compiuta. 

Il corpo di ogni capitolo, chiaramente, sono le città. In tutto cinquantacinque città, immaginarie, dal nome di donna. 

Siamo nella letteratura del gioco combinatorio.

 

La presentazione di una delle copie diverse che possiedo di questo libro (un Oscar Mondadori del millennio corrente) utilizza il testo di una conferenza che Calvino tenne agli studenti della Colunbia University, il 29 marzo 1983, su questo libro, undici anni dopo la sua prima uscita per Einaudi. 

Ne cito due brani soltanto.

“Credo che non sia solo un’idea atemporale di città quello che il libro evoca, ma che vi si svolga (…) una discussione sulla città moderna. (…) Penso di aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili sono un sogno che nasce dalle città invivibili”.

Già questo basterebbe, oggi, a rendere il libro indispensabile.

 

La città è infatti in ciascuno di noi come idea di comunità, di progetto, di sviluppo collettivo. 

Insita. 

Sia che la abitiamo sia che ne visitiamo alcune in giro per il mondo. 

Tuttavia ciascuno ha della stessa un suo vedere e una ricerca di risposte alle proprie domande. 

E case e palazzi e piazze a volte sogna, come quinte dei propri sentimenti notturni, o vagheggia e immagina.

 

Le 55 città di Calvino sono appunti, poesie in prosa, e di ognuna solo un modo, un aspetto, una caratteristica.

In più un indizio di legame, dichiarato ogni volta, tra la città e qualcosa: la memoria, il desiderio, i segni, gli occhi, i morti, il nome o il cielo.

Poi città diverse: sottili, continue, nascoste.

In base a questi sottoraggruppamenti ogni lettore, se vuole, può giocare a percorrere diversamente la lettura o la rilettura.

 

Se la città è (anche) un simbolo, infatti, nel libro ci sono cinquantacinque sfaccettature simboliche, punti di vista, desideri diversi rivolti alla stessa città e, da questo, un racconto smontabile e rimontabile come mattoncini Lego, come un film di Fellini (penso a Lavoce della luna), come la vita.

 

Le città invisibili possono essere un’unica città, o il modo di guardare la città; il modo di interrogare la città è il modo di interrogarsi come cittadini della vita. 

Sulla vita.

Allo stesso modo di come una esposizione di 55 quadri è unica ed insieme è unico ciascun dipinto le città di Calvino ti restano nell’anima.

Letto la prima volta al primo anno nella facoltà di Architettura; adoperato nell’insegnare Arte; citato a brani e frasi per motivare comportamenti civici coesi e coerenti. 

Le città invisibili è sul mio comodino da più di trenta anni: in continua lettura.


Kublai domanda a Marco: — Quando ritornerai a Ponente, ripeterai alla tua gente gli stessi racconti che fai a me?


— Io parlo, parlo, — dice Marco, — ma chi m'ascolta ritiene solo le parole che aspetta. 

Altra è la descrizione del mondo cui tu presti benigno orecchio, altra quella che farà il giro dei capannelli di scaricatori e gondolieri sulle fondamenta di casa mia il giorno del mio ritorno, altra ancora quella che potrei dettare in tarda età, se venissi fatto prigioniero da pirati genovesi e messo in ceppi nella stessa cella di uno scrivano di romanzi d'avventura. 

Chi comanda al racconto non è la voce: è l'orecchio”.

 

Una ultima dichiarazione, ininfluente: la mia città preferita, da sempre, ha nome Zemrude.

Marco Valenti

 






Quando nel duemilasedici una rivista di letteratura online che ritenevo prestigiosa, diretta da un editore in cui avevo riposto la mia totale fiducia affidandogli la pubblicazione di un mio romanzo, mi concesse l’opportunità di recensire uno dei libri più importanti della mia vita fui entusiasta e l’unico rammarico fu quello di restare nei quattro minuti di lettura. 

Oggi non esiste più l’Editore e il mio pezzo di allora è difficilmente reperibile. 

Poiché ci tengo molto lo ripropongo nel mio blog. 

Di Italo Calvino e delle sue opere si parla molto, ed è un bene, ma mai abbastanza.


28 agosto 2020

Ha mai letto dei Chironi, di Nuoro?





Vorrei condividere con voi la fortuna che ho avuto  per aver letto una trilogia letteraria meravigliosa.
Era il 2015 ma ci tengo a parlarne di nuovo
Insieme e nello stesso anno mi sono lasciato trascinare dai tre libri di Marcello Fois, la cosiddetta trilogia dei Chironi, iniziata con l’uscita di “Stirpe” (2009), proseguita con “Nel tempo di mezzo” (2012) e terminata (forse) con “Luce perfetta” (2015).
La stirpe è quella dei Chironi e le vicende partono quando Michele Angelo Chironi, nel 1889, vede per la prima volta (ma riconosce subito) Mercede. Lui è un fabbro e siamo a Nùoro, ma potrebbe essere un pescatore ad Aci Trezza o un abitante di Macondo.


Stirpe.
Einaudi  
Numero di pagine: 249 | Formato: Copertina rigida
Isbn-10: 8806157736 | Isbn-13: 9788806157739 | Data di pubblicazione: 01/09/2009

È il 1889, eppure si direbbe l'inizio del mondo. Michele Angelo e Mercede sono poco più che ragazzini quando s'incontrano per la prima volta, ma si riconoscono subito: "lui fabbro e lei donna". Quel rapido sguardo che si scambiano è una promessa silenziosa che li condurrà dritti al matrimonio, e che negli anni verrà rinnovata a ogni nascita. Dopo Pietro e Paolo, i gemelli, arriveranno Gavino, Luigi Ippolito, Marianna... La stirpe dei Chironi s'irrobustisce e Nuoro la segue di pari passo. Le strade cambiano nome e si allargano, accanto alla pesa per il bestiame spuntano negozi e locali alla moda, e se circolano più soldi nascono anche bisogni che prima non c'erano. Come i balconi da ingentilire lungo via Majore, a esempio, e Michele Angelo che sa del ferro come nessun altro, ed è capace di toccare la materia con lo sguardo prima di plasmarla - si spezza la schiena in officina per garantire prosperità alla sua famiglia. Ma "la felicità non piace a nessuno che non ce l'abbia", e infatti quei Chironi venuti su dal nulla, così fortunati, sono sulla bocca di tutti. È l'inizio della stagione terribile: i gemelli vengono trovati morti, mentre la Prima guerra mondiale raggiunge anche Nuoro, e bussa alla porta di casa Chironi proprio quando Gavino e Luigi Ippolito - taciturno e riflessivo il primo, deciso e appassionato il secondo - sono in età per essere arruolati.


Nel tempo di mezzo
Einaudi
Numero di pagine: 263 | Formato: Copertina rigida
Isbn-10: 8806202650 | Isbn-13: 9788806202651 | Data di pubblicazione: 14/03/2012

Vincenzo Chironi mette piede per la prima volta sull'Isola di Sardegna - "una zattera in mezzo al Mediterraneo" - nel 1943, l'anno della fame e della malaria. Con sé ha solo un vecchio documento che certifica la sua data di nascita e il suo nome, ma per scoprire chi è lui veramente dovrà intraprendere un viaggio ancora più faticoso di quello affrontato col piroscafo che l'ha condotto fin li. A Nuoro trova ad attenderlo il nonno, Michele Angelo maestro del ferro, che gli farà da padre e da complice in parti uguali -, e soprattutto sua zia Marianna, che vede nell'inaspettato arrivo del nipote l'opportunità per riscattare un'esistenza puntellata dalla malasorte. Anni dopo, quando ormai a Nuoro la presenza di Vincenzo Chironi sembra scontata, naturale come il mare e le rocce, la forza del sangue torna a far sentire il suo richiamo. Perché quando Vincenzo conosce Cecilia, che ha "gli occhi di un colore che non si può spiegare", innamorarsi di lei gli sembra l'unica cosa possibile. Anche se è promessa sposa di Nicola, con cui lui è mezzo parente... Se è vero che "la disobbedienza chiama il castigo", forse è anche vero che quell'amore è l'ultimo anello di una catena destinata a non aver fine. Dopo l'epopea di "Stirpe", Marcello Fois - con una lingua capace di abbracciare l'alto e il basso, e di potenziare lo scorrere del tempo - dipinge un mondo in cui i paesaggi sono vivi come i personaggi che li abitano.




Luce perfetta
Einaudi

Numero di pagine: 306 | Formato: Copertina rigida
Isbn-10: 8806216503 | Isbn-13: 9788806216504 | Data di pubblicazione: 2015

Cristian è intraprendente e deciso, "uno di quegli uomini che, a certe donne particolarmente intuitive, fanno l'effetto di parlare anche quando tacciono". Maddalena è altrettanto tenace, e ha dalla sua la forza di saper immaginare e insieme difendere - il proprio futuro. Sarebbero perfetti l'uno per l'altra, se il loro destino comune non avesse il nome di Domenico. Il sentimento che lega Domenico a Cristian "da un punto di vista della linea parentale genetica non ha nessun valore, ma da quello della linea parentale affettiva è quanto basta per dare senso a una vita intera". Anche se hanno cognomi diversi, infatti, i due ragazzi crescono come fratelli. E quando - passati i furori dell'adolescenza - Nuoro si organizza per apparecchiare la festa di fidanzamento di Domenico e Maddalena (nel frattempo rimasta incinta), diventa chiaro a tutti che per Cristian non c'è più spazio. Se non fosse che lui è un Chironi, appartiene cioè a una famiglia "sempre caduta in piedi, perché il suo destino è di sembrare lì lì per precipitare, ma poi questo non accade mai". Tanto che quando si mette in mezzo Mimmíu - padre di Domenico, zio adottivo di Cristian - diventa evidente che la stirpe dei Chironi è troppo ingombrante per poter essere tollerata. Del resto "non si conosce veramente qualcuno finché non lo si può paragonare a se stessi".


Marcello Fois ha assorbito un universo letterario e immaginifico altissimo, ha il suo vissuto sardo ma ne sa trarre l’etica oltre la storia e delle storie particolari, tante, intrecciate, ora drammatiche ora intrise di sentimenti, per riuscire così a rilasciare una storia particolare che diventi paradigma della Storia universale. 
In tre libri c’è quello che siamo stati e quello che siamo diventati, l’originale e la sua imitazione, le determinatezze di un’epoca ed il disfarsi delle certezze.
Nei tre libri Fois rimanda a tutto quello che ha ascoltato, quello che ha vissuto, le immagini di film ben impresse nella mente, i libri che lo hanno nutrito. 
Ma forse è quello che ha fatto crescere me e lui riesce solo ad evocarmelo. 
C’è Verga e Deledda, ci sono Bertolucci di Novecento e Scola de La famiglia, Flaiano di Tempo di uccidere, ed è tutto un calibrare senza eccedere, mosso da quella meravigliosa dolenza, che del dolore è consapevole coscienza e moto ad incedere nella vita. 
In tutto questo la potenza della nostra Storia e del linguaggio del narrare, una interpretazione moderna, disincantata dalle emulazioni, dalle glorificazioni, da tutte le retoriche e quindi limpida e unica.

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira” (“Il giovane Holden” J.D. Salinger). 
Se qualcuno conosce Marcello Fois mi ci metta in contatto: entrambi siamo nati nell’anno delle Olimpiadi a Roma, diteglielo, e fategli sapere che sono un buon conversatore, che me la cavo in cucina e con il bere, che sono un uomo rispettoso e mite e che non sarei mai uno stalker.
Grazie

Marco Valenti


Post scriptum. 
Piccolo sassolino dalla scarpa. 
Al prossimo lettore esterofilo incancrenito che magnificherà scrittori nordici, o oltreoceanici, nipponici o altro e parlerà della morte del romanzo nell’Italia contemporanea potrò rispondere: “Ma Fois lo hai letto?


9 novembre 2019

Le mappe della disuguaglianza

Parliamo delle mappe della disuguaglianza a Roma...




LE MAPPE DELLA DISUGUAGLIANZA

Una geografia sociale metropolitana

Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi

Postfazione di Walter Tocci

Donzelli Editore

ISBN 978 88 6843 988 0


Quando si parla di Roma spesso si hanno percezioni distorte.

Possono essere preconcetti o pregiudizi, troppa estraneità o troppi ricordi da cartolina come troppo straniamento dovuto al viverne disagi da cronaca o al viverne una parte di città piuttosto che un’altra. 

Distanze considerevoli in termini di spazio fisico e di tempo occorrente per colmarle.

In moltissimi casi, al netto della buona fede, manca la percezione delle differenze enormi tra un Municipio ed un altro e tra zone all’interno di uno stesso Municipio, o si lascia spazio alla faziosità, alla non conoscenza o alla paura.

Roma è, comunque, una città cresciuta in modo disordinato e disomogeneo, con una estensione territoriale e un numero di abitanti che la portano ad essere di gran lunga la più grande città d’Italia e una tra le più grandi Capitali del mondo.

Idee distorte o poco attente, spesso, anche tra chi ha la responsabilità di deciderne le sorti e indirizzarne il futuro.

Questo libro eccellente, partendo dalla suddivisione della città in 155 zone urbanistiche, indaga sulle differenze e le disuguaglianze profonde presenti nel territorio romano attraverso 26 tavole tematiche con grandissimo rigore scientifico e commenti di grande semplicità e forte suggestione.


Il cristallino rigore scientifico delle mappe, a partire dalla accuratezza e autorevolezza delle fonti, non permette allusioni a fenomeni percepiti ma non dimostrabili, ma la encomiabile passione sociale degli autori lascia la disponibilità dei dati del loro lavoro in forma aperta e chiunque voglia può adoperarli per proprie elaborazioni e considerazioni li può facilmente trovare partendo dal loro sito https://www.mapparoma.info/.

#mapparoma20

27 gennaio 2019

Il mare nero dell'indifferenza





LILIANA SEGRE - IL MARE NERO DELL'INDIFFERENZA


Editore: People

Pagine: 110

Formato:brossura

EAN: 9788832089011


"Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata. Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro.

Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza. Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arrivava, perché avevo tredici anni, poi quattordici. Volevo vivere.

Ricordo la prima selezione. Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana. Trattenevo il respiro.

8 settembre 2018

Il dossier E





Torno a scrivere di libri dopo un po’ che non lo facevo e torno con il libro, uscito nel 2018, di Alberto Piazzi: il dossier E.

Le coordinate:
Il dossier E
Romanzo di Alberto Piazzi
ROBIN EDIZIONI
Anno di pubblicazione 2018
Pagine 392
ISBN – 9788872742396

Una frase:
«Luigi, questo fatto mi fa pensare a due cose. La prima, che i colpevoli dell’omicidio hanno appoggi in luoghi che noi non abbiamo immaginato; la seconda, che l’affaire Matteotti è un caso che scotta, e molto.»

La quarta di copertina:
“Il Dossier E” è un romanzo che gira intorno a un rocchetto di legno. Sulla prima estremità si srotola un torneo di calcio tra squadre di alunni di quinta elementare. Storia che inconsapevolmente si intreccia a un delicato e apparentemente inspiegabile omicidio, in cui perde la vita un alto funzionario della Commissione Europea.
Svolgendo un’indagine parallela a quella autorizzata, un membro del Security Office e un professore della Scuola Europea seguiranno i fili avvolti intorno al cilindro centrale del rocchetto e, tra valori e ideali, intrighi e passioni, lobby e affari, raggiungeranno l’estremità opposta: così, solo dopo essere venuti a conoscenza di verità scomode e spiacevoli, riusciranno a scoprire il mandante e l’autore del delitto.

Quel che mi piace dire.

Non parlo spesso di libri né frequentemente li consiglio. Lo faccio come se parlassi, a modo mio e non da critico letterario. 
In questo caso mi sono trovato davanti ad un libro scritto benissimo, incalzante, con una trama solida e intricata quanto basta per non volerlo mollare mai. Descrizioni sobrie e asciutte, personaggi che ti pare di averli davanti per come son ben esposti (prototipali in qualche caso al punto di trovarti a pensare di averne conosciuto qualcuno), un bell’ordito e tanti legami che si mostrano in valori e disvalori ma spesso con un idem sentire di fronte alle piccole e meno piccole verità. Del giallo ma anche dalla società e della vita.

Impossibile non caldeggiare la lettura di questa opera prima, alla quale non potranno che seguire altre prove d’autore che aspetterò come si aspettano le prime ciliegie mature.
Si è palesato un autore molto – ma molto – bravo.

Alberto Piazzi è nato in Provincia di Cremona in Lombardia e per molti anni ha lavorato a Bruxelles come funzionario della Commissione Europea ricoprendo incarichi di responsabilità nella gestione delle politiche di sviluppo e coesione, in particolar modo del Fondo Sociale Europeo (FSE) e del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. 
Tra le sue passioni il cinema, la letteratura e lo sport. E’ andato in pensione e continua a vivere a Bruxelles dove fa il nonno, prova a fare un po’ di ciclismo ma – soprattutto – scrive questo suo primo romanzo.

Malgrado sia un romanzo giallo ben congegnato, estremamente accattivante, lo ho letto con voluta estrema calma perché invogliato a coglierne tutte le sfumature oltre l’intreccio legato alle indagini che seguono l’omicidio.

Che sia il protagonista, il funzionario investigatore Luigi Calcerano, o che siano altri personaggi a parlare e a far considerazioni di roba che fa pensare, riflettere, ce ne è parecchia: Alberto Piazzi è un saggio che, senza scrivere un Saggio, ci racconta molte cose nel suo romanzo.
Sa come alludere, usando arguzia e ironia, e in più punti ci lascia con un sorriso in viso, mentre leggiamo e consideriamo qualche frase sulle burocrazie e sullo scarso buon senso in Commissione come in Italia.



Poi c’è il calcio. Passione che mi unisce ad Alberto ma ci ha sempre contrapposto per tifo per squadre avverse e che qui lui sa usare in modo magnifico sapendo alludere splendidamente a tutte le metafore che fanno assurgere un gioco di squadra all’epico, all’impresa, alla storia nella storia.