marco valenti scrive

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20 settembre 2021

Il cactus non ha colpa

 



Libro: Il cactus non ha colpa
Autore: Roberta Marcaccio
Editore: Triskell Edizioni
ISBN EBOOK: 978-88-9312-918-3
ISBN CARTACEO: 978-88-9312-816-2
200 pagine

La sinossi ufficiale

Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera, consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
Ventiquattro anni di carriera fatti di rapporti umani, sedi di lavoro diverse, dalla Romagna al Piemonte, fino alla Valle d’Aosta, legami più o meno forti coi colleghi, amicizia e passione per un lavoro che a tratti diventa preponderante su tutto. La storia di Rebecca è brutalmente attuale. Lo ascoltiamo al telegiornale, lo leggiamo sui quotidiani ma quando capita diventa un duro rospo da ingoiare. Rebecca, Giuliano, Ilaria, Vittorio, non necessariamente in quest’ordine, sono i protagonisti di una vicenda in cui tante persone possono identificarsi. Il lavoro per molti è rifugio, consolazione, passione, si investono anni di vita e quando vengono a mancare certe condizioni ci si sente traditi, come se lo facesse l’amore della nostra vita.
Che strada sceglierà Rebecca? Riuscirà a dare una nuova direzione alla sua vita?
Il romanzo racconta con emozione, ma anche una punta di ironia, una storia come ne sono accadute tante e che non si augura a nessuno, anche se… non è forse vero che non tutti i cactus vengono per nuocere?

La scrittrice

Roberta Marcaccio è nata a Rimini e vive in Romagna. Diplomata in ragioneria, ha lavorato in diverse aziende nel settore informatico come operatore di assistenza, responsabile e manager. Il suo lavoro la ha portata a girare molto, quasi tutta l’Italia. Ha bei ricordi di Milano e Ivrea. Ha pubblicato “Tranne il colore degli occhi” per Antonio Tombolini Editore e “Ti raggiungo in Pakistan” con StreetLib. Ha collaborato con la rivista di letteratura Il Colophon e nel 2015 ha ricevuto il diploma di merito per il racconto “L’Hotel Rimini” al concorso Scintille in 100 parole.

Quello che penso dopo averlo letto

Questo romanzo, scritto con ironia e sincerità, parte con la protagonista, Rebecca, che è stata fatta fuori dall’azienda di software dove ha lavorato e fatto carriera per più di venti anni. Rebecca, in prima persona, decide di scrivere, di raccontare per sfogo e per risalire il vuoto nel quale è stata gettata.

Cito dal libro.

“Ripenso a ogni minuto di quel maledetto giorno, ho la sensazione di ritrovarmi nella vita di un’altra persona e ciò che ho visto e sentito non mi appartenga.

Nel frattempo assumo la medicina che sbriciola il mio dolore e mi aiuta a guardarlo con occhi diversi: la narrazione. Io sono pronta. E allora che storia sia”. 

C’è chi tiene un diario, chi prende degli appunti, chi apre un blog e chi si butta sugli antidepressivi: Roberta-Rebecca scrive un bel romanzo narrato in prima persona che parte dal dopo licenziamento e riavvolge il nastro di una vita di lavoro.

L’autrice parla di un mondo che conosce bene e (forse) potrebbe aver attinto a qualcosa di autobiografico. Non ha importanza perché è un gran bel libro e poi, come diceva Ernest Hemingway, “La gran cosa è resistere e lavorare, e guardare e ascoltare e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, maledizione, non troppo dopo.".

Tratteggia benissimo le persone che incrocia nella sua storia professionale e nella sua vita affettiva. Ilaria, Vittorio, Giuliano e tutti quanti sono parte importante della storia e della vita di Rebecca.

Certo è vero che la protagonista ha una vita di affetti limitata dal fatto che dedichi tantissimo al lavoro che ama e la assorbe moltissimo tempo ed energia ma non ha la postura della donna in carriera. È felice (era) del suo lavoro ed empatica con tutte le persone per le quali e con le quali lavora. L’azienda le ha dato, nel tempo, incarichi e responsabilità sempre più sfidanti e impegnative ma lei non parla mai di potere o ricchezza. Parla di soddisfazione per quanto riesce a fare e quindi non è rampante ma, semplicemente, felice e orgogliosa di quel che fa.

Anche per questo non lo ho trovato un libro nettamente di rivendicazione femminile (sebbene sia certamente una chiave di lettura) ma un grido di rabbia e dolore verso un mondo del lavoro spietato, poco equo, con pochissime garanzie e dove il ben fatto non paga. La questione, molto attuale, dovrebbe far riflettere e mobilitare: ma restiamo al romanzo. È agile, fresco, una scrittura tonda e fluida che cattura il lettore. Non parla solo di lavoro ma indaga i rapporti umani con tutta la splendida indipendenza della protagonista in tutte le sfaccettature. È naturale essere con la protagonista, dalla sua parte, e compenetrarsi nel suo modo di pensare e di agire. La storia ti prende e non ti molla: “scorre che è un piacere”.

Quando leggo un libro che mi piace, soprattutto se non è di un autore già affermato e osannato dalla critica mainstream, lo recensisco con un piacere ancora maggiore: c’è vita oltre il vostro inserto di riferimento o quello che raccomanda il vostro critico preferito. La letteratura contemporanea in Italia è molto più viva e vivace di quanto molti credano e c’è da leggere anche oltre i finalisti dei Premi Letterari. È il caso di questo romanzo che vi invito a leggere e, se vi piace, a diffondere.

SE IL CACTUS NON HA COLPA

NON CI RESTA CHE ESSERE FELICI
Buona lettura!

È un libro sul quale mi piacerebbe confrontarmi con chi lo ha già letto e, più ancora, con l’autrice Roberta Marcaccio a cui vanno i miei più sinceri complimenti.