marco valenti scrive

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29 novembre 2013

Frasi dal viaggio al termine dalla notte


 
Louis Ferdinand Céline
 
 
Il libro Viaggio al termine della notte di Céline è la lettura che mi ha maggiormente colpito negli ultimi dieci anni. Ne ho già parlato in questo blog e potete leggere quel che scrivevo a questo link
 
 
 
La lettura e la rilettura è una vera miniera di frasi importanti, quelle che ti fanno fermare e ti fanno riflettere. Questo mi ha portato addirittura a menzionare una, nella parte destra di questo blog alla voce VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE Céline e a cambiare frase periodicamente.
Anche se non è di semplice lettura, anche se il personaggio e lo scrittore stesso possono risultare antipatici e storicamente e culturalmente Célin è appartenuto ai perdenti, agli sconfitti e agli sconfessati per lunghi anni (accusato di collaborazionismo e antisemitismo è stato in carcere e ha avuto i beni confiscati dallo stato francese), la potenza della sua scrittura va ben oltre tutto questo.
 
Riporto qui alcune (poche) frasi dal libro che, ovviamente, invito a leggere.
 
 
Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l'immaginazione.
Tutto il resto è delusione e fatica.
Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte.
Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient'altro che una storia fittizia.
Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto.
Basta chiudere gli occhi. È dall'altra parte della vita.
 
 
 
Ogni possibile viltà diventa una meravigliosa speranza
se uno sa riconoscerla.
 
Ecco quel che penso.
 
Non bisogna mai fare i difficili sul modo
di evitarsi uno sbudellamento,
 
né perder tempo a cercare le ragioni
della persecuzione di cui sei oggetto.
 
Sfuggirvi è quel che basta al saggio.
 
 
Il viaggio è la ricerca di questo niente assoluto,
 
di questa piccola vertigine per coglioni. 
 
 
La maggior parte della gente non muore che all'ultimo momento;
altri cominciano e si prendono vent'anni d'anticipo e qualche volta anche di più.
Sono gli infelici della terra.


Per un po' altre frasi gireranno alla destra del blog.
Felici letture a tutti.

16 luglio 2013

viaggio al termine della notte


“La vita è questo, 
una scheggia di luce che finisce nella notte.”.




Ci sono casi in cui mi dico che non essere un recensore di libri sia una fortuna che posso sfruttare per parlare a mio completo piacimento e senza un ordito precostituito di un testo. 
Lo faccio molto raramente nel blog, con passione, rivolgendomi spesso a libri di esordienti che meriterebbero assolutamente di essere più conosciuti e più letti o a qualche libro che mi ha particolarmente colpito. 
Qui siamo nella seconda fattispecie, ça va sans dire.

Ho cominciato a leggere una prima volta il romanzo a dicembre 2012, ho lasciato tempo ad altri libri, lo ho ricominciato almeno altre due volte per terminarlo a luglio duemilatredici. 
Lo ho letto lentamente, con attenzione, ne ho riletto dei passi spesso. 
Arrivato alla fine del viaggio sapevo con assoluta certezza che ne avrei intrapreso nuovamente la lettura, magari per qualche tratto. Sono certo che incontrerò di nuovo Ferdinand Bardamu e la sua storia, le sue storie, il suo cammino.

Mi prendo i miei rischi e la mia responsabilità.

Un post lunghissimo che farà storcere il naso a chiunque sappia un po’ di come si blogga e un testo con delle pretese che chi sa scrivere di libri, magari in un sito tutto dedicato ai libri, non mi perdonerà.

A chi mi legge e un po’ mi conosce dico solo, a parziale giustificazione, che provo a dire qualcosa di quello che forse, finora, è stato il più incredibile, stupefacente e importante libro che abbia letto. 
So di essere ignorante e imperfetto e scrittore che deve ancora imparare tanto ma siamo – senza dubbio – nei dieci libri più importanti della mia vita.

Basta giustificazioni. Vi esorto a prendervi il vostro tempo.


La scheda.

Viaggio al termine della notte
Louis Ferdinand Céline
Corbaccio Editore
ISBN: 978-88-6380-172-9
www.corbaccio.it
Collana “I grandi scrittori”
Anno dell’edizione 1992
576 pagine
Titolo originale: Voyage au bout da la nuit
Traduzione dal francese di Ernesto Ferrero





Dalla copertina


A ottant'anni dalla sua pubblicazione e a cinquanta dalla morte del suo autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. 
«Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo, nel panorama francese ed europeo, è stato poi il suo modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha sputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo. 
Oggi il Viaggio, nella classica traduzione di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l'intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.



L’autore




Il traduttore

L’opera dei traduttori è importantissima e mai abbastanza valorizzata. 
Ernesto Ferrero è il traduttore di questa edizione. 
Ernesto Ferrero (Torino, 1938) ha lavorato a lungo nell’editoria (dove tra l’altro è stato direttore editoriale di Einaudi e Garzanti e direttore letterario di Mondadori). Dal 1998 è direttore del Salone internazionale del libro di Torino. Tra i suoi libri, i romanzi N. (Premio Strega 2000), L’anno dell’Indiano (Einaudi 2001), La misteriosa storia del papiro di Artemidoro (2006), tutti presso Einaudi; una biografia di Barbablù, il mostruoso Gilles de Rais del Medioevo francese (ora nei Tascabili Einaudi); le Lezioni napoleoniche (Mondadori), il monologo teatrale Elisa (Sellerio), una biografia per immagini di Italo Calvino (Album Calvino, con L. Baranelli, Mondadori), i libri di memorie I migliori anni della nostra vita (Feltrinelli, 2005) e Rhêmes o della felicità (Liaison, 2008) e Primo Levi. La vita, le opere (Einaudi 2007).
Per i bambini ha scritto L’Ottavo Nano (Il Battello a vapore) e Il giovane Napoleone (Gallucci). Traduttore di Flaubert e Céline, collabora a “La Stampa”. Il suo nuovo romanzo Disegnare il vento. L’ultimo viaggio del capitano Salgari, racconta le vite reali e immaginarie dello scrittore veronese, a cento anni dalla scomparsa (Einaudi, Premio Selezione Campiello 2011).
E’ presidente del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino.


A proposito della traduzione (anzi:delle traduzioni!) con sincera ammirazione suggerisco un “viaggio nel viaggio” andando ad omaggiare e saccheggiare avidamente un sito su Céline e la sua opera partendo da questo straordinario articolo

dove si parla, sapendo parlare, della prima importantissima traduzione italiana del libro.


Quello che mi sento di dirti io, per quel che vale.

“Ci sbatterai per caso, per combinazione; resterai frastornato e ti farà riflettere; 
tornerai indietro di un capitolo, sottolineerai una frase o la ricopierai in un quaderno che magari perderai.

 Quelle parole un bel giorno, improvvisamente e senza quaderno, saranno un sapore in bocca senza sapere da dove è arrivato. 
Sentirai un lieve stordimento, passeggero. 

Può darsi che ti lasci un interrogativo e la voglia di trovare una domanda che soddisfi quella risposta che ti ronza dentro. 
Sarà quel libro o quella frase da quel libro o molte frasi che danno il senso. 
Tu darai significato a quelle cose scritte e ti sentirai importante per loro e ti sembrerà che ti ringrazino, le cose e il libro, di non avere capito fino in fondo ma della tua voglia di capire perché ti sei fatto una domanda”.

Il mondo pullula di gente che ha capito tutto. 
Le parole del Viaggio al termine della notte torneranno. Ringrazierai il loro tornare e poco importa se Céline scriveva come scriveva e costruiva a modo suo il linguaggio. 
Dickens c’è sempre ed è un porto sicuro. 
Amo Dickens, sia chiaro. 
Ci sono tanti porti meravigliosi, turistici perfino. 
Il viaggio di Céline invece è un bel cazzotto, più di uno. 

Salutari schiaffoni a dare scossa, a muovere paludi, a fare domande scomode.

Il senso del viaggio, della vita, della notte, del nostro passaggio. Il senso o il nonsense della vita umana.

Ripenserai a decine di libri che hai letto e amato prima di questo e ti parrà che da questo si sono nutriti e che senza questo libro sarebbero stati altri libri o, forse, non sarebbero stati.
Se coglierai il senso del libro non sarà importante la frammentazione dello stesso nei diversi momenti della vita, odissea, del protagonista Bardamu e neanche il suo precipitare, in varie parti ma soprattutto nel lungo finale francese, in momenti di sfasamento e di alienazione dalla realtà.
È solo apparenza che un grandissimo autore ci getta addosso, nero di seppia, mascheramento di una analisi in realtà lucidissima e spietata di una società piramidale, sfruttatrice, classista e guerrafondaia che se ne frega di ciascun Bardamu e dei suoi istinti genuini e politicamente scorretti (molto scorretti) nel nome delle convenzioni, delle patrie, dell’aridità del mondo del profitto e della sopraffazione.
Magari alla fine amerai Bardamu e il suo alter ego Léon Robinson o tutte le donne che ha incrociato e il modo scarno ma, in fondo, più onesto di tanti come le ha incrociate. Molly, Lola, Musyne.