le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
marco valenti scrive

27 giugno 2013
parcheggiando ancheggiando (lesson nr. 3)
9 marzo 2013
Upgrade GTS
19 settembre 2012
la mia vespa e l'economia mondiale
- i prezzi dei ricambi sono ingiustificatamente alti;
- il mio livello retributivo è ingiustificatamente basso.
8 maggio 2012
Enza e la vespa
Mora, piccina, capricciosa e vispa.
15 settembre 2011
Roma Todi (giri per l'Umbria) Todi Roma: il sommario
Ogni viaggio ha un suo carnet.
Chiaro, tecnico, essenziale per chi vuole cimentarsi con analoghe situazioni. Questo, pertanto il sommario di quello che è accaduto. Freddo. A beneficio di chi volesse prendere nota e approfittare della mia piccola esperienza.
Nota di viaggio in vespa.
Modello Gts 250.
Partenza: Roma, Colosseo.
- Giorno 1. Roma Todi. No autostrada: Via Flaminia ed E45. km 145.
- Giorno 2. Todi, Lago Trasimeno, Castiglione del Lago, Perugia, Todi. km 185.
- Giorno 3. Todi,Terni, Cascata delle Marmore, Spoleto, Acquasparta, Todi. km 155.
- Giorno 4. Todi, Montefalco, Bevagna, Todi. km 90.
- Giorno 5. Todi Roma.
- Totale chilometri: 725. Costo carburante inferiore a cinquanta euro.
9 settembre 2011
Prologo di un viaggio in Vespa (in Umbria)


15 febbraio 2011
la larghezza

13 dicembre 2010
appunti sulla vespa rossa

Ci fu, ovviamente, un prima della Vespa così come un dopo. Il mio prima fu di disatteso desiderio di ciclomotore, mi irretirono di promesse di automobile a diciotto anni per sedare il mio bisogno di indipendenza. Quando mollarono verso i diciassette con un Piaggio Boxer, rosso, capii dopo il primo momento di gioia che mi avevano fregato. L’automobile non l’avrei vista mai.
Avevo ragione.
Il ciclomotore rosso si azionava a pedali. All’epoca c’era davvero una continuità con la bicicletta. Pedalavi per accenderlo. Roba di liceo e di anni settanta.
Però indipendente o se dicente tale.
Il mio vespone rosso lo lasciai impietosamente alla mercé delle intemperie. Fece il suo dovere, anno dopo anno, ma inevitabilmente il colore andò sbiadendosi e quel bel rosso Ferrari lasciò inesorabilmente il posto ad un pallido e sbiadito rosa.
Antico.
Con la dignità un po’ blasé come certi alberghi. Col sussiego non chiesto a certi anziani si teneva senza lamenti ma ogni inverno, e ogni grandine, e ogni pioggia, lasciava un conto da pagare.
Sempre sorridendo, a volte sputacchiando, la mia Vespa faceva il suo.
Mio figlio, piccolo, in piedi sulla pedana della Vespa. Felice si teneva con i pugni serrati sui sostegni del parabrezza. Era felice di una avventura continuamente nuova ed io con lui.
Comandante. Pilota. Capitano. Padre.
Era meglio delle giostrine. Chi ha avuto sia un figlio che una vespa capisce meglio di chi ne ha avuto solo uno. Intendo un figlio; o una Vespa.