marco valenti scrive

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27 febbraio 2014

La rubrica (Lesson nr. 5)



Lesson nr.5 – la rubrica.

(Ci sono post in questo blog che per me sono stati, in modi differenti, una lezione: sono raccolti sotto la tag "lesson"
Questa è solo la quinta.). 

Ogni anno si comprava una agenda nuova che, dopo dicembre, ha uno spazio per la rubrica telefonica.
Tradizionalmente si perdeva un po’ di tempo a trascrivere nomi e numeri telefonici. 
Si sfrondava, si cercava il modo più efficace per ordinare i propri contatti, ciascuno aveva un po’ di tempo per fare le proprie considerazioni sui propri rapporti, telefonici e non, con le persone indicate nell’indirizzario.
Un modo come un altro per fare ordine, rassettare.
L’era degli smartphone ha tolto in parte questo tipo di usanza. Io lo faccio ancora.

Da un’epoca che sembra distante nel tempo alla contemporaneità è rimasta la posta elettronica che, anche se oggi è minata dallo scambio sui social forum, mantiene un suo status (tutti la abbiamo e la adoperiamo).

Prossima e presto indispensabile sarà la posta elettronica certificata che, unita alla firma digitale, sarà l’unico mezzo per sburocratizzare e smaterializzare un sacco di roba (ma questo, per quanto affascinante, è un altro discorso).

Quel che volevo dire è che una casella di posta elettronica ha una sua rubrica di indirizzi, un elenco ordinato di contatti da raggiungere e con i quali interagire, proprio come la rubrica nelle agende.
Per oltre venti anni ho avuto un indirizzo email personale, abbastanza privato, con desinenza yahoo.it e agli inizi di febbraio ho deciso di chiuderlo e aprire un nuovo account privato perché diventasse il mio indirizzo di posta principale su gmail.com.

Ne ho dato notizia alle società che incidono nella mia sfera personale: la banca, l’assicurazione, e altre istituzioni varie.


(Su quanto abbia faticato con il programma Millemiglia Alitalia, in particolare, potrei scrivere qualche pagina di note piuttosto piccate ma non è detto che prima o poi non lo faccia: è stato più semplice per Ulisse tornarsene a Itaca!).

Fatto questo mi sono trovato a fronteggiare la rubrica di yahoo.
La cosa più semplice da fare sarebbe stata esportarla in gmail. Tecnicamente semplice: si salva in un file adeguato la rubrica yahoo e la si inserisce in gmail. Ti ritrovi tutto con pochi passaggi.
Quando ho esaminato con un briciolo di attenzione la rubrica ci ho ripensato. 
Spiego perché. 
Era come avere davanti tutte le agende degli ultimi venti anni insieme: oltre trecentocinquanta indirizzi di posta elettronica. 
Una foresta mai potata.


Di qualcuno c’erano i diversi recapiti che aveva avuto negli anni: un po’ come conservare l’indirizzo di casa di un Tale anche dopo che si è trasferito e, non contenti, continuare a conservare le sue tracce un trasloco dopo l’altro. Qualcuno non ricordavo più chi fosse. Con qualcun altro ci trovavamo con una imbarazzante assenza di scambi di mail da più di un lustro. Affioravano ricordi belli e meno belli di gente e mi chiedevo se la piacevolezza o spiacevolezza del ricordo fosse reciproca. Magari, pensavo, Caia non si rammenta neppure che sono esistito e ci siamo scambiati lettere elettroniche e Sempronio, che mi era tanto simpatico, sono dieci anni che non gli vengo in mente. C’erano infine indirizzi i cui proprietari erano deceduti.

Ho preso alcune decisioni draconiane per fare in modo che le persone delle quali avevo traccia nella rubrica mi aiutassero.
Ho tolto una cinquantina di indirizzi palesemente privi di senso e a tutti gli altro ho inviato una mail. 

La riporto qui di seguito.

Sto inviando questo messaggio a tutti gli indirizzi mail che ho "accumulato" nel tempo.
Il mio nuovo indirizzo privato di posta elettronica è il seguente:
indirizzonuovodipacca@gmail.com

Nell'occasione farò un po' di pulizia alla mia rubrica e pertanto non intendo esportare tutta la rubrica che ho qui su yahoo.
Chi desidera esserci mi invii una mail al nuovo indirizzo e verrà memorizzato.
Grazie,
Marco Valenti

Cosa intendevo ottenere mi sembrava semplice e sono convinto che la mail lo spiegasse in modo efficace.

Da chi aveva più indirizzi cercavo una indicazione nella mia nuova posta elettronica su quali tra i loro indirizzi dovessi mantenere; da tutti gli interessati la conferma di voler essere memorizzati nella mia nuova rubrica, un aiuto a farlo con una loro mail al mio nuovo indirizzo, l’informazione che a loro volta avessero memorizzato la mia nuova mail.

Ovviamente avevo messo in conto un giusto tempo per ottenere risposta ma anche la possibilità di non avere risposte. 
Avevo chiaro che “la ragazzina dai capelli rossi” non avrebbe risposto: altre non risposte mi sono risultate inaspettate.

Svuotare un indirizzario è un po’ come liberare una cantina; cambiare un indirizzo di posta elettronica è un piccolo trasloco informatico.


In generale le risposte alla mia lettera sono state poche e differentemente articolate. C’è chi mi ha risposto alla stessa casella di posta yahoo e chi ha correttamente scritto a gmail; chi mi ha scritto frasi dal tenore “ti prego non cancellarmi!” o “non vorrai mica eliminarmi?” e chi ha semplicemente detto “ok”; chi mi ha scritto più volte per essere sicuro che aggiungessi tutti gli indirizzi dei quali si è dotato; chi non ricordava di aver avuto così tanti indirizzi come ho avuto modo di rammentargli.
Ho sistemato gli indirizzi di chi mi ha risposto e mi sono posto qualche domanda su chi non mi ha risposto. 
Domande sul loro livello di pigrizia o sul mio livello di insopportabilità, se qualcuno si è sdegnato dell’impertinenza della mia richiesta (dovevo copiare il suo indirizzo: punto e basta) o ha colto l’occasione per defilarsi (non gli rispondo proprio così finalmente capirà quel che deve capire).

(Sono cosciente di essere uno che pensa troppo).

Unilateralmente ho deciso di portarmene dieci che non mi hanno risposto: per Noè sulla porta dell’Arca, mi sono consolato, deve essere stato più duro decidere (e in più pioveva che Dio la mandava).

Avere un indirizzario grande mi dava l’illusione di avere tanti soggetti per interagire;

un nuovo indirizzario delle dimensioni un quarto del precedente mi dà l’illusione di ricominciare con basi solide e conosciute;

mi riprometto di tenere la nuova rubrica aggiornata e di adoperarla con maggiore frequenza.

In questa ultima frase ci sono almeno tre lezioni da apprendere e sulle quali ragionare.

La settimana prossima chiudo il vecchio account.

sempre lo stesso



1 commento:

  1. Ci sono frasi che mi mandano in bestia, che mi fanno letteralmente infuriare. Tra queste: "Non ti fai mai sentire...".

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