Pratolini era nato a Firenze il 19 ottobre del 1913.
Ci tengo molto a ricordarlo perché da ragazzo, subito dopo
aver finito Salgari, Stevenson e Verne, sono venuto su con la lettura di
parecchi libri del cosiddetto neorealismo italiano. Pavese, Vittorini e
Pratolini – più tardi Calvino -hanno contribuito alla formazione di me adulto e
tra i loro libri quelli di Vasco Pratolini sono stati assolutamente quelli che
ho prediletto.
Tra tutti “Lo scialo” e, soprattutto, “La costanza della
ragione” sono capolavori assoluti.
Prima della sua morte (Roma, 12 gennaio 1991) si diceva
stesse lavorando ad un romanzo che, purtroppo, non uscì mai e quindi la sua
produzione si è interrotta troppo presto.
Ha scritto comunque pagine straordinarie e a cento anni
dalla sua nascita invito tutti a leggerlo o a rileggerlo.
Sono convinto che sia stato un grandissimo della letteratura mondiale e che, a volte, una moderna esterofilia ci fa dimenticare l'importanza di alcuni autori di casa.
A me Pratolini fa molto patria e casa.
“I morti che ci hanno fatto del bene, si ricompensano
guardando in faccia i vivi”. Pratolini
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