Per quel che può valere il mio parere, io non credo che scrivere sia sofferenza.
La sofferenza è un'altra cosa ed è molto più seria.
Scrivere può essere faticoso, anche molto. Sì.
Fatica, impegno, difficoltà, responsabilità.
(La responsabilità del resto è propria della parola, scritta come pronunciata: qualcuno se lo dimentica ma le parole pesano.
Quel che pesa va pesato)
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Scrivere può essere, a volte, doloroso ma non è un dolore che si possa paragonare ad una vera sofferenza. Si tratta piuttosto di intensità, di rimanere concentrati sulla parola e anche sul processo che riesce a rendere universale o comunque interessante un fattarello qualsiasi - particolare - vero o inventato, personale o sentito dire o surreale.
A volte si può anche partire da questioni che ci hanno toccato personalmente provocando dei dolori.
Sono le cose che ci hanno provocato dolore. Sono i fatti che ci capitano che possono provocare dolore: la scrittura non c'entra.
Il dolore non può essere scriverne.
Scrivere non è dolore.
Scrivere è gioia e privilegio.
Chi dice che scrivere è sofferenza soffrirebbe comunque.
Marco Valenti
scrivere può essere sofferenza, se si torna a toccare corde dolenti del cuore, ferite ancora non cicatrizzate dell'anima, ma la sofferenza non la darebbe solo lo scriverne, anche il pensarne...scrivere è fatica, perché è fatica pensare, avere una autonomia razionale che ti faccia distinguere dalla massa e che comunque interessi l'altro...scrivere è vivere: la fatica è nell'all inclusive.
RispondiEliminaE' vero. In quel caso sono le ferite a far male e non lo scriverne. (Magari scrivere è medicinale).
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