Nero, bianco, sfumature.
Semplificare e sintetizzare è
di moda. Ritengo che sia straordinariamente utile purché non sia sostitutivo
della conoscenza degli aspetti della questione di cui si tratta.
Se costretto a scegliere tra
bianco e nero io scelgo. La mia scelta non prescinde dal provare a capire
cinquanta sfumature di grigio tra il bianco e il nero. La conoscenza implica
impegno e dedizione; la semplificazione è più facile.
La semplificazione esclude il
“sì ma…” o il “purché”. La semplificazione allora diventa guerra semplice tra
Guelfi e Ghibellini. Radicalizza e aiuta. Non rende un buon servizio alla
verità che non è mai – mai – semplice.
Tra cancellare e lasciare
tutto come è ora, per esempio, c’è
il correggere, il migliorare, l’adeguare.
Se
sono concetti desueti è perché non si perde tempo a capire, ad approfondire, a
conoscere le cose un pochino meglio.
Appena ragioni e dici “sì
però” sei automaticamente contro. Non è così.
Non ho nulla contro la sintesi
e, anzi, trovo che sia indispensabile e mi sforzo di farne pratica.
Qualcuno che mi conosce
potrebbe dire che non è vero e che sintetizzo poco. Se la sintesi è
impoverimento delle conoscenza delle cose preferirei non semplificare, non dare
per scontato, approfondire e considerare la pluralità come una ricchezza.
Consapevolezza.
La conoscenza è una fatica che
rende ricchi dell’unica ricchezza che vale la pena avere. Non prevede
scorciatoie, non prevede semplicità; richiede tempo, pensiero, analisi attenta
e complessa. Solo dopo si può semplificare, parlare per slogan o seguire una
frase di richiamo; soltanto dopo avere appreso una materia facendo un po’ di
fatica se ne può fare una sintesi, omettere magari qualcosa e accorciare le
frasi. Lo si può fare tra persone che danno per acquisita una conoscenza di
base comune, un livello dato per scontato.
Rifletteteci.
Non è così che vanno
informazione, comunicazione e dibattito.
Altrimenti capita che la comunicazione diventi un valore a prescindere dal contenuto del messaggio (troppo semplificato) che viene proposto.
Utile la prima parte del saggio di Mario Perniola, "Contro la comunicazione", alla qual lettura invito.
Altrimenti capita che la comunicazione diventi un valore a prescindere dal contenuto del messaggio (troppo semplificato) che viene proposto.
Utile la prima parte del saggio di Mario Perniola, "Contro la comunicazione", alla qual lettura invito.
A noi – a ciascuno di noi –
resta l’onere di pensare e di aumentare quel che conosciamo per comprendere meglio.
Complesso.
Con sfumature di grigio che
non sono un annacquamento ma una messa a fuoco della realtà.
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