marco valenti scrive

marco valenti scrive

25 aprile 2013

festa




Sul 25 di Aprile wikipedia, non so se precisa o reazionaria, la prima cosa che ti fa sapere è che è il giorno 115 dell’anno (116 se l’anno è bisestile) e che ne mancano 250 a finirlo (l’anno).
Sul 25 di Aprile io mi ricordo che
da piccolo volevo essere di Venezia perché così almeno si ricordavano che era San Marco visto che mi chiamo Marco.
Sul 25 di Aprile mi ricordo che il mio compagno delle elementari Marco Valli mi chiamava, sempre, per farmi gli auguri e poi rideva al telefono.
Poi qualcuno ha pensato che sul 25 di Aprile si poteva anche commemorare altre cose e che tutti erano dei poveri Cristi, perché i morti sono tutti uguali. Qualcun altro ha detto che non era un pensiero giusto.
Dopo ci sono stati quelli che hanno detto che non è che siamo ancora del tutto liberi e altri che hanno detto che se stiamo come stiamo gli sa che ancora non ci hanno mica liberato del tutto,
Altri fanno le vignette umoristiche.
Io avevo Nonnototò che il 25 di Aprile festeggiava ma lui aveva fatto la prima grande guerra e aveva la foto di Mussolini, quando c’era Lui, con dietro la foto di Nenni (‘chè gli stava simpatico) ed era una cornice doubleface perché non sai mai chi ti arriva in casa.
Lui dopo la guerra è stato socialdemocratico.
Papà era del ’24 invece, il secondo anno dell’Era Fascista, e la seconda grande guerra non l’aveva fatta ed era renitente alla leva perché non la voleva fare e lo avevano chiamato proprio alla fine e se ne scappò in campagna. Diceva che aveva in capo due condanne a morte.
Io penso che il 25 di Aprile ce lo dovremmo ricordare e pensarci un po’ su senza retorica ma con soddisfazione di essere liberati.
Se ci hanno liberato perché qualcosa ci imprigionava.
Io sono contento di chiamarmi Marco.
Festeggio due volte.
Auguri anche a chi non si chiama Marco e non è veneziano.

Il cannone è una sagoma nera contro il cielo cobalto

ed il gallo passeggia impettito dentro il nostro cortile

se la guerra è finita perché ti si annebbia di pianto
questo giorno d'aprile

Ma il paese è in festa e saluta i soldati tornati
mentre mandrie di nuvole pigre dormono sul campanile
ed ognuno ritorna alla vita come i fiori dei prati
come il vento di aprile

E la Russia è una favola bianca che conosci a memoria
e che sogni ogni notte stringendo la sua lettera breve
le cicogne sospese nell'aria il suo viso bagnato di neve

E l'Italia cantando ormai libera allaga le strade
sventolando nel cielo bandiere impazzite di luce
e tua madre prendendoti in braccio piangendo sorride
mentre attorno qualcuno una storia o una vita ricuce

e chissà se hai addosso un cappotto o se dormi in un caldo fienile
sotto il glicine tuo padre lo aspetti
con il sole d'aprile

E' domenica e in bici con lui hai più anni e respiri l'odore
delle sue sigarette e del fiume che morde il pontile
si dipinge d'azzurro o di fumo ogni vago timore
in un giorno di aprile

Ma nei suoi sogni continua la guerra e lui scivola ancora
sull'immensa pianura e rivela in quell'attimo breve
le cicogne sospese nell'aria, i compagni coperti di neve

E l'Italia è una donna che balla sui tetti di Roma
nell'amara dolcezza dei film dove canta la vita

ed un papa si affaccia e accarezza i bambini e la luna
mentre l'anima dorme davanti a una scatola vuota

Suona ancora per tutti campana e non stai su nessun campanile
perché dentro di noi troppo in fretta ci allontana





non ve lo dico di chi è il testo che ho citato.
potrebbe fuorviarvi, in un senso o in un altro. 
vi lascio come mi vien voglia, senza pensarci troppo sopra che a pensarci la testa, poi, piega...







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