Mi ostino a parlare dei vini
che bevo e delle cose che cucino avvertendo sempre che guido cibi e bevande
senza patente di guida.
Ho incontrato questi due
vini bianchi da poco tempo e per strade fortunate ma casuali.
La Rebola perché da qualche
anno ho la gioia di frequentare la costa romagnola e le straordinarie colline
che la guardano dal Montefeltro con la compagnia di persone che mi hanno
viziato di amore e colori, di odori e sapori.
La Ribolla Gialla perché,
amando altri vini friulani – in primis il Merlot – me ne servo da un paio di
anni nella stessa piccola enoteca vicino casa, a Roma, godendo di una offerta
in stile tre per due dei vini della Cantina di Codroipo; nascosta nello stesso
scaffale tra Pinot, Sauvignon e Friulano, la Ribolla mi è capitata per le mani.
Mi sono fatto persuaso che i
due vini abbiano caratteristiche comuni fino al punto da organizzare una cena
con pochi selezionati amici tutta attorno a questi due bianchi.
I tre
vini stappati, 2011, sono stati:
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Su cosa mangiare, con Delia,
ci abbiamo pensato un po’ cercando di immaginare pietanze che potessero
esaltare, più o meno, tutti e tre i vini ricordando accostamenti felici e
immaginando ricette.
Ecco il menu. Conto di darvi
qualche ricetta in prossimi post dedicati. (Degli spaghetti al nero ho già
detto più volte).
Insalata di Aringa e mela
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Crostini gialli alla crema di peperoni
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Conchiglie tiepide di mare
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Vellutata piselli e gamberi
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Spaghetti al nero di seppia
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Torta salata di pomodorini gratinati
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Dolciumi natalizi
L’esperimento è parzialmente
riuscito; la Rebola Franco Galli ha certamente qualcosa in comune con la
Ribolla gialla, nel colore e nella persistenza; un po’ meno nel sapore.
Un po’ come due che arrivano
allo stesso posto per strade diverse.
Unica Delle Selve l’abbiamo
trovata un po’ differente sia dalla Ribolla Gialla che dall’altra Rebola sia
per colore che, soprattutto, per sapore.
Nella metafora podistica si
potrebbe dire che ha un passo più deciso.
Degli ottimi vini troverete
migliori informazioni nei link; la serata è totalmente riuscita.
Lascio due pezzetti presi
nella rete che parlano di Rebola e di Ribolla alimentando la mia convinzione
cialtrona di parentela.
Mi sa che qualche tavolata
attorno a un vino (o, perché no, a un paio di vini) dovrebbe diventare
consuetudine.
Brindo ai veri amici.
REBOLA L'origine
antica di questo vitigno è poco nota. Nei vecchi bollettini ampelografici del
1876 ed in successive note viticole degli anni '20, si parla di una varietà di
uva denominata Ribolla, coltivata nel circondario di Rimini e chiamata in
dialetto «Pignulèt».
Il Pignoletto infatti, con il nome di
Ribolla o Rebola, è coltivato da tempo nel Riminese dove viene tenuto in
molta considerazione per gli ottimi vini che può dare.
Era usato, nel passato, anche per ottenere ottimi vini passiti, come risulta da
importanti concorsi enologici di fine '800.
E' diffusamente coltivato anche nella provincia bolognese. Recentemente è stata
riscontrata la sua identità con il Grechetto di Todi, umbro.
Probabilmente potrebbe appartenere alla vasta schiera di vitigni molto diversi
fra loro, denominati Greci, giunti via mare sulle località costiere con gli
antichi navigatori.
Varietà molto interessante, rustica, di media produttività. Se ne ottiene un
vino di buona gradazione alcolica, fruttato e vellutato, molto gradevole.
Costituisce il vino Colli di Rimini Rebola nelle tipologie secco, amabile,
dolce e passito.
Un vino
molto particolare, originale, prodotto con l'utilizzo di un vitigno autoctono
non molto diffuso neanche nella zona. Si presenta all'esame visivo con un colore
giallo paglierino ricco di brillanti riflessi dorati, mentre all'esame
olfattivo si affida a note piacevoli e suadenti, a percezioni aromatiche dolci,
che spaziano da quelle floreali di acacia, ginestra e camomilla e quelle di
frutta a pasta gialla matura, proponendosi con un finale fresco, leggermente
vegetale e minerale. In bocca ha un'entratura ampia, armonica, sorretta da una
splendida acidità che contribuisce a dare equilibrio al vino e a renderlo
piacevole alla beva.
RIBOLLA (Friuli) Antico
vitigno autoctono friulano a frutto bianco, recentemente rivalutato ed inserito
nell'ambito della Doc Colli Orientali del Friuli. Produce un vino dal sapore
asciutto, vinoso, fresco ed armonico. I vini ottenuti con questo vitigno sono
il Colli Orientali del Friuli ed il Collio Goriziano.
La Ribolla Gialla è una delle viti indigene più vecchie del Friuli, dove
prospera sulle colline ventilate delle zone del Collio Goriziano e dei Colli
Orientali. Quasi certamente è l'antica Rebula
dell'isola greca di Cefalonia, che i Veneziani diffusero in Dalmazia. Nel
XII secolo, quando il Friuli era un importante fornitore di vini della
Repubblica di Venezia, questa varietà godeva già di una grossa popolarità sotto
il nome di Rabiola del Collio. I filtrati dolci di Ribolla erano quotatissimi
agli inizi del secolo nell'Impero Austro-Ungarico. Dopo alterne vicende, il vitigno,
vigoroso, tardivo a germogliare, precoce nella maturazione, resiste oggi nelle
posizioni più soleggiate, asciutte della collina orientale del Friuli, dando un
prodotto superiore e apprezzato ovunque. La sua importanza declinò radicalmente
nel XIX secolo quando l'oidio infettò vaste fasce di vigne. Tradizionalmente la
Ribolla Gialla veniva usata per produrre il Torbolino, vino curioso
essenzialmente dolce, con fermentazione ferma, che veniva servito in autunno
per il Giorno dei Morti.
Con la ribolla gialla si ottiene un vino dal colore giallo paglierino tendente al dorato, con profumo intenso, floreale e fruttato. Al gusto esprime buon equilibrio tra freschezza e morbidezza, con una struttura delicata e piacevole persistenza gusto-olfattiva.