Quest’anno avrei voluto
riservare i miei auguri alle poche persone che mi sono vicine nella realtà,
fuori dai social. Me ne convincevo scorrendo le belle parole che avevo
condiviso socialmente, inutilmente, gli altri anni. Non solo in prossimità di capodanno.
Mi sentivo sconfortato rispetto a fare un augurio "social" e avevo scartato diversi tentativi.
Sconfortato dallo stato delle cose, l’approssimazione
del pensiero, il perpetuarsi di lotte individualiste tra poveri e più poveri,
tra ultimi e penultimi.
Le meschinità del pensiero
dei più a certificare l’inutilità della rete piena di mediocri cattivi maestri
che hanno facile presa in un popolo che ha abdicato alla elaborazione di un
pensiero lento, congruente, complesso e studiato, andando appresso a slogan da due spicci.
Sempliciotti astiosi e
creduloni.
Dal canto mio nessuna
pretesa di autorevolezza o di volere o potere far ragionare in un luogo dove
nessuno fa un po’ di analisi delle notizie precotte ma sceglie il suo canale
radio acriticamente.
Siamo alle macerie del
pensiero, al trionfo del luogo comune e della ignoranza. Trovo che l'ultimo anno sia stato devastante.
Qualche augurio, tuttavia,
mi è rimasto; forse un disperato auspicio.
“Mettetevi nei panni degli
altri e pensate con la vostra testa: non fate il contrario lasciando che altri
pensino per voi.
Informatevi consapevolmente
verificando ogni informazione prima di assumerla come verità.
Leggete e studiate.
Leggete e studiate.
Siate laici rispettosi di
chi crede o credenti rispettosi di chi non crede: comunque rispettosi.
Date ragione ad un pensiero
che vi convince, convincendovene; non ad un personaggio che vi piace,
lasciandovi convincere acriticamente.
Potrebbe essere un buon
anno: ce lo auguro.”
Come al solito la tua penna lascia un segno profondo.
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