AMICI
Una bella cosa lunga, per disaffezionare dal blog. Una cosa in contro tendenza che se ne frega delle convenienze.
I tempi cambiano.
I costumi si modificano rapidamente.
La
percezione di velocità è indice che mi sto facendo vecchio.
Altri sono venuti
su allenati fin da piccoli a questo mondo tecnologico, rapido, che si consuma
andando, digitando, whatsuppando.
Ci si cinguetta in un social, ci si messaggia in un altro e
si ha la sensazione di appartenere a qualcosa.
Si condividono diari, emozioni, impressioni.
Qualcuno aderisce e qualcun altro propaga.
Ci si consuma davanti a uno schermo e ci si racconta come se
si fosse prossimi.
Personalmente sono un entusiasta e un generoso che racconta
di sé a piene mani con poco filtro e senza badare alle conseguenze.
Tutti sanno rapidamente di me più di quanto mostrino, a me, di loro stessi.
Sono fesso.
Bacio al primo incontro. Scordo i nomi ma, per principio,
sono di quelli che parte fidandosi.
Comunque, dicevo, ci si incontra virualmente.
Ci si ritrova, perfino, fisicamente: succede in gruppi che
proclamano di avere in comune qualcosa e che nel nome di questo quid si
uniscono in amicizie e prossimità.
Abbiamo un nuovo contatto.
Lo abbiamo aggiunto.
Organizziamo liste. Rilanciamo o fingiamo di farlo quel che
qualcuno dice. Siamo social. Siamo in quanto social.
Se già la posta elettronica e la messaggistica telefonica
avevano cambiato le modalità di connessione e di approccio i social hanno fatto
un passo avanti.
Carta.
Fax.
Posta elettronica.
Messaggistica telefonica.
Social network.
La traduzione di social network è rete sociale, brutalmente
e semplificando.
Siamo connessi, socialmente, gli uni con gli altri in una
rete.
Contatti. Amici, sodali in qualche rete: parte di un
network.
Ma non è una rete
vincolante, un circolo verso il quale avere obblighi: è il nuovo social in cui
ciascuno spende la propria voce come decide di fare, lancia il proprio url
(pardon: urlo) attendendo venga recepito e riportato, rilanciato o amplificato.
In questo equivoco qualcuno prende le parti di una
minoranza, la rende propria, apparentemente la condivide e la amplifica e si
sente socialmente a posto perché rilancia campagne contro, per esempio, la
vivisezione, o i test sugli animali delle case cosmetiche, o condivide la foto
di un disabile perché qualcun altro gli dice che se non lo facesse sarebbe un
mostro.
Lascia sul proprio spazio virtuale messaggi ecumenici e sodali contro
l’imperialismo, il consumismo, la bieca oppressione delle balene o la
disattenzione verso un canile lager.
Questo è ritenuto socially
correct.
Altri si lanciano in mirabolanti accuse verso gruppi avversi
e questo fa partecipazione.
Altri ancora si vedono e si annusano nella realtà in nome di
un hobby comune.
Potrebbe essere la pesca a traino, il bird watching, il fatto di essere alfabetizzati e leggere libri,
gli scacchi.
gli scacchi.
Si vedono e, magari, si rivedono.
Si invitano a cena nella
realtà non virtuale e si sentono prossimi gli uni con gli altri.
A questo siamo.
Il panorama che espongo potrebbe arricchirsi infinitamente
ma presumo di aver riassunto, in modo non esaustivo, quel che intendo
raccontare o riassumere.
La rete. Il goal.
La rete. L’ombrello.
Siamo perché connessi. Esistiamo perché in rete e condivisi
da più soggetti.
Un po’ come dire che siamo in vita perché condividiamo Miss
Italia, o Beautiful, o il dottor House o TwinPeacks.
pro-memoria: avere un quadro preciso di quello di cui si parla.
Esistiamo perché apparteniamo a qualcosa e condividiamo qualcosa di altro nei contenitore di cui facciamo parte.
Ci contengono.
Ci contengono.
Alcuni “social” ci fanno dividere in gruppi per differente
grado di prossimità: amici, contatti, conoscenti, cerchie estese, altri.
Il mio livello di conoscenza e di condivisione dei vari
social e nei vari social non è alto e perciò mi rendo conto di parlare un
linguaggio per iniziati che in realtà non padroneggio.
Imparerò le lingue ma datemi tempo.
Imparerò le lingue ma datemi tempo.
Ci sono network dove ti chiamano a scegliere se Tizio ti è
“vicino “ o “amico”; altri ti chiedono, o ti rendono possibile, fissare il
livello e la specie di quel che desideri “condividere” con chi ti è in
contatto.
Mi fermo.
Potrei seguitare e declinare casi differenti ma presumo di
avere reso noto il quadro di riferimento in cui voglio muovermi.
La prossimità è un idem sentire che si parli di valori, di libri, di politica; la vicinanza è fatta di
“quanto mi importa – veramente – di quello che succede a Caio e quanto importa
a Caio – veramente – di quello che succede a me”; una cerchia rimane un gruppo di persone attorno a qualcosa che potrebbe essere un falò sulla spiaggia o un caminetto acceso.
Tutto quanto sta accadendo nel web è come essere amici ma meno qualcosa.
Perché capita pure che sei cretino e ti preoccupi di una
persona e poi scopri che è un personaggio. Ti preoccupi come un fesso e invece quello giocava a fare il personaggio.
Perché capita pure che fai auguri virtuali di compleanno a
persone che non hai mai visto. Ci sono casi in cui qualcuno spende soldi veri per regali virtuali e giochi virtuali.
Capita, perfino, che prendi punti se fai cose di cui non te
ne frega nulla ma fanno fine e politicamente corretto ma se non lo fai sei scorretto.
Come quando ti arpionano quelli di Greenpeace e se non gli
dai ascolto pare che sei a favore della caccia alle balene,
del buco nell’ozono, del deficit europeo,
della crisi dei consumi,
dell’invasione della kamchaksa (o come piffero si chiama) nel Risiko
e hai rubato (ladro!) Parco della Vittoria a tuo fratello di sangue.
del buco nell’ozono, del deficit europeo,
della crisi dei consumi,
dell’invasione della kamchaksa (o come piffero si chiama) nel Risiko
e hai rubato (ladro!) Parco della Vittoria a tuo fratello di sangue.
Voi mi chiederete (quelli che mi conoscono un po’): ma che
ti è successo? Che ti è preso? Non ti avevo detto di mangiare più leggero la
sera?
Tranquillizzatevi: tutto bene. Questo post è stato meditato e scritto diversi giorni prima della sua pubblicazione.
Comunque rimane un senso a questo discorso: fatevi delle domande, ogni tanto, su chi siano le
persone (persone: non “contatti”) con cui interagite nella convinzione che non
siano solo contatti (ma persone).
pro-memoria: cercare la definizione di amico.
Su un social mi è capitato di dire che avevo perduto traccia
della rubrica del mio telefono cellulare (altra croce; se si chiama cellulare
ci sarà bene un motivo. Questa è un’altra faccenda) e mi hanno risposto quelli
che mi hanno risposto: pochini. Ne consegue che abbia meno numeri in rubrica.
Su un altro social ho raccontato di una cosa a cui tenevo
parecchio chiedendo condivisione (perché la cosa venisse un po' amplificata) e mi hanno risposto in pochi. Pochini davvero.
Sempre su un sito famoso in cui sono ho chiesto di dire come
mi avessero conosciuto e su cento mi han risposto in dieci. Il giochino in questione offre la misura, parziale, di quanto quel che scrivo lì venga letto.
Ci sono quelli che mi si dicono amici e che si precipitano a tantissime occasioni di incontro tranne quelle che propongo io.
Ci sono quelli che mi si dicono amici e che si precipitano a tantissime occasioni di incontro tranne quelle che propongo io.
Altri son venuti in casa mia ma non so dove abitino.
Altri ancora mi continuano a dire che se non condivido la tal cosa sono
un mostro o che se non mostro una tal cosa per un certo lasso di tempo sono un vigliacco.
Nessuna recriminazione da parte mia ma, piuttosto, un ragionamento a voce alta che si riferisce esclusivamente ai miei comportamenti.
Se lo scrivo è soltanto perché qualcuno, leggendo, potrebbe ritrovarcisi e a sua volta ragionarci sopra.
Nessuna recriminazione da parte mia ma, piuttosto, un ragionamento a voce alta che si riferisce esclusivamente ai miei comportamenti.
Se lo scrivo è soltanto perché qualcuno, leggendo, potrebbe ritrovarcisi e a sua volta ragionarci sopra.
Potrebbe essere un problema soltanto mio e tutto il mondo che
mi legge viva in perfetta armonia tra “social” e “private” e quel che dico siano sciocchezzuole.
Mi scuso.
pro-memoria: farsi una scala di priorità e di importanza.
Diciamo, allora, che stavo precisando a me stesso, ma a voce –
internettiana – alta che:
- gli amici scampanellano e non cinguettano:
- hanno il mio telefono e, talvolta, lo usano;
- si interessano di quel che dico e che faccio e lo condividono almeno con me:
- si preoccupano di come stia.
(La cosa,
ovviamente,
è reciproca.)
post scriptum: questo post è del 2012 ma va bene così come era
Me lo devo rileggere, questo lo devo metabolizzare perchè è vero che si può essere empatici in una qualsiasi dimensione, ma da essere umani cerchiamo empatia corrisposta...vero gli amici scampanellano non cinguettano, ma personalmente ho più amici lontani da dove vivo per cui il contatto quotidiano non c'è, manca il caffè insieme, manca la telefonata per un cinema, ma basta una riga, una email e quel calore, quella comunione di sentire c'è, è viva e ricca...esperienza personale ovviamente...con molte di queste persone ci siamo scambiate telefono, indirizzo, emails ma capita più spesso di incontrarsi a metà strada tra un sms e una mail o su un social network, e quando ti vedi "alive" ti sembra che il tempo sia passato ma ad un'altra velocità e che ci siamo lasciati solo pochi giorni prima, è vero che il reciprocominteresse ci sostiene...è ovvio, ma non scontato...ti racconto una cosa, nel trasferirmi da Roma a qui, la mia città d'adozione, frutto di innamoramento folle per un luogo e per una persona che è ancora amico, compagno, consorte, ho perso diverse amicizie...per colpa mia, per colpa loro, per colpa del tempo che passa, per colpa dell'evoluzione??? eccheneso...ma in questo perdere ho trovato altre persone, che chiamo amiche perchè quando sorrido so che ne capiscono le pieghe, perchè se piango so che ne capiscono le parole...sì, si preoccupano di me, o meglio ci preoccupiamo di noi, ovvero ci prendiamo cura di noi...forse se non ci fossero queste amenità tecnologiche saremmo più lontani, ma è la comunanza e la vicinanza di spirito che si avverte...anche nel blog, si fa presto a diventare lettore fisso/amico, ma poi??? poi c'è la frenesia di quello che guarda le statistiche, i cliks, quanti commenti ad ogni post...e la qualità??? ecco, io sono per la qualità, leggo quello che mi sento vicino al cuore, alla mente, quello che mi fa ancora crescere, che mi dà lo stimolo per alzarmi al mattino e sorridere alla vita, non so se poi sia in grado di comunicarlo agli altri ci provo...ci sto provando anche adesso scrivendo questo commento...buona serata e buone parole ;-)
RispondiElimina'azzarola...avevo scritto un commento e non lo ritrovo...era troppo lungo e blogger ha deciso autonomamente di bloccarlo??? Provo a ripetere...sempre che vada a buon fine.
RispondiEliminaE' vero gli amici scampanellano e non cinguettano, ma per esperienza assolutamente personale e come tale non universale, ho scoperto che il mondo virtuale mi ha regalato veri amici, quando il mondo reale mi segnalava che l'amicizia era un'idea quasi platonica. Vedi, traslocando da Roma a qui, tante amicizie sono andate perdute e sinceramente perchè, per come, per colpa di chi, non saprei davvero...o forse sì...nella vita si cambia e a volte si cambia a tal punto che chi vive accanto a te non vive con te e non percepisce il cambiamento, da qui la perdita o meglio il non riconoscersi più nell'altro. Attraverso i fora di cucina ho avuto modo di incontrare tante persone, con alcune è scattato da subito quella comunanza di pensieri e di parole, nonostante le reciproche diversità. Ritrovarsi a chiacchierare al telefono o via Skype di tanto in tanto, oltre alle mail, ha fatto da ordito alla trama. Quindi è verissimo, gli amici hanno il mio telefono e talvolta lo usano ma anche no, eppure quando ci si trova a chiacchierare è...fantastico, è naturale, è come se fossimo vicini di casa, eppure manca il caffè quotidiano, manca la pizza insieme, manca perchè siamo fisicamente lontani, ma vicini per tutto il resto...quindi i social networks, i fora ci hanno e ci aiutano a tenere viva una parvenza di quotidianità, una risata, un abbraccio non è sempre facile da inviare via byte. Altrettanto vero: gli amici si interessano a quello che fai, a quello che faccio, però per esperienza mia personale non è detto che vivano ciò quotidianamente, eppure ci sono e fanno sentire che ci sono. Fondamentale: si preoccupano per te. Certo! posso dire lo stesso dei miei, si preoccupano nel senso che hanno davvero cura di quello che faccio...spero di essere altrettanto per loro...Quando ho cominciato l'avventura nel mondo dei blogs, ho trovato una diversità rispetto ai fora, è vero ci sono i commenti, ci sono i lettori fissi, ma non è esattamente la stessa cosa...è una dimensione diversa, che ha i suoi pro ed i suoi contro, come lo hanno i fora, come lo hanno i social network, come lo ha la vita reale...forse sono una convinta appassionata delle distanze fisiche e delle vicinanze spirituali, ci sta anche questo...Ah! il cellulare croce e delizia! In tre anni ho dovuto richiedere quattro volte i numeri a tutti...un disastro!!! Adesso ho di nuovo una rubrica cartacea ;-) Si ho perso qualcuno per strada, ma forse era necessario così, doveva essere un compagno di viaggio per QUEL viaggio non per altri...non credo di avere il tuo numero, però in un certo senso vengo a casa tua spesso, sebbene sia solo virtuale, ma questa però è la TUA casa ... come disse quella "chissà se mi sono capita?". Buona domenica