Una semplificazione in forma di
storiella su qualcosa che sta facendo straparlare parecchio.
Interno sera. Un appartamento. Padre, madre e tre figli. Il
padre li riunisce attorno al tavolo e spiega.
“Allora ragazzi. La mamma già lo sa e abbiamo ritenuto giusto
spiegare anche a voi la situazione.
Sono stato a parlare con la banca e mi hanno fatto notare
alcune cose.
Negli ultimi anni abbiamo speso più di quanto abbiamo guadagnato
appoggiandoci su un fido bancario che, anno dopo anno, ha creato un debito e
degli interessi sempre più alti.
Lo abbiamo fatto per il mutuo sulla casa, per le cure
dentarie, per la vostra istruzione, lo scooter, gli elettrodomestici, le vostre
paghette mensili, lo sport, le vacanze. Comunque sia il debito è aumentato e la
spesa per gli interessi è diventata troppo alta rispetto a quello che guadagniamo.
Rientrare immediatamente dal debito ci porterebbe alla rovina
e così ci siamo impegnati ad avere un tetto alle spese: quindi dall’anno
prossimo non potremo spendere più di quanto abbiamo speso quest’anno.
La banca dice che è un patto che è stato accettato non solo
da noi ma anche da altre famiglie.”.
I figli hanno occhi sgranati, sono perplessi e non capiscono
come possa essere successo. A turno chiedono spiegazioni.
“E l’abbonamento in palestra?”.
“Ma la paghetta?”.
Il padre spiega come può.
“Forse avremmo dovuto comprare una casa in periferia invece
che questa o fare meno viaggi.
Magari non cambiare il televisore o
accontentarci di un telefono da passeggio che non costasse mezzo stipendio.
Dovremo darci delle priorità da ora in avanti: tutti insieme, responsabilmente”.
Interviene la madre.
“Ovvio che il mutuo, le bollette, le spese mediche e per la
vostra istruzione le continueremo a pagare. Dovremo stare tutti più attenti:
possiamo farcela”.
Seguono discussioni di vario genere, dove vengono avanzati
desideri riposti nell’anno successivo e dove ogni desiderio aumenterebbe la
spesa sostenuta nell’anno corrente a meno di non risparmiare da qualche altra
parte: un manicomio crescente.
Si prova a ragionare tra necessario e superfluo – forse per
la prima volta – e su come si sarebbe già potuto risparmiare sulle bollette
usando con giudizio l’elettricità e l’acqua o il riscaldamento di casa.
Quelle cose alle quali i ragazzi non pensano finché non sono
obbligati a farlo.
Per quanto un po’ mesta, la discussione sembra costruttiva e
piena di buone intenzioni; ciascuno – viene stabilito – si impegnerà a non
spendere più di quanto abbia fatto nell’anno in corso e di evitare sprechi e
controllare i propri comportamenti.
I normali mugugni sembrano sciogliersi in
un senso di responsabilità condivisa.
Il compromesso familiare, dove ciascuno e tutti insieme si
impegnava al “pareggio di bilancio”, si inceppa sulla domanda del figlio più
grande.
“Papà, ma se l’anno prossimo investo per rilevare quel locale
del quale abbiamo parlato tante volte – per intraprendere una attività – i soldi
investiti saranno di più delle spese! Se li mettono nel conto sforiamo con le
uscite ma se non posso farlo non comincerò mai a lavorare!”.
Segue un momento di impaurito, sgomento, silenzio dove
ciascuno comprendeva il paradosso di una applicazione della norma indifferentemente
estesa a tutti.
Un po’ come più volte è già successo
con i Ministeri dello Stato. Viene deciso un taglio del 10% e questo viene
ripartito su tutti i Dipartimenti e gli Uffici di ogni Ministero in modo
indiscriminato e a prescindere dall’organico, dai carichi di lavoro, dalla
produttività: demenziale.
Stupidamente e acriticamente accettato da tutti.
“Beh” il padre di
famiglia rompe il silenzio “Non credo che alla banca convenga che la nostra
famiglia si impoverisca: non avrebbero più possibilità di farci rientrare dal
debito.
Noi cercheremo di risparmiare ciascuno secondo le proprie possibilità e
io mi impegno, come capofamiglia, a valutare le necessità di spendere di
ciascuno di voi da buon padre di famiglia.
Morigeratezza e risparmio sono
indispensabili ma l’investimento è necessario e perciò convincerò la banca, ragionando
conti alla mano, a darci una deroga rispetto a quanto pattuito”.
Così parlerebbe un capofamiglia responsabile e consapevole di avere irragionevolmente fatto troppi debiti e pochi investimenti.
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