SEDICI NONI
Per girare su due ruote nella mia città ci vuole attenzione e
un po’ di coraggio per via delle strade mal messe e della scarsa attenzione di
troppi.
Ciò non toglie la possibilità di osservare gli altri
guidatori e avere piccole manie o storielle, piccoli aneddoti o considerazioni,
su quanto capiti.
Nel tragitto abituale dal lavoro a casa ci sono alcune
persone che mi capita di vedere più volte e, tra gli scooteristi come me, tendo
a dividerli – a occhio – in affidabili, inaffidabili e indifferenti.
Un affidabile è un guidatore di motoveicolo che, grosso modo,
ha un comportamento simile al mio. Qualcuno potrà obiettare sul mio
autodefinirmi affidabile, me ne rendo conto: tuttavia un affidabile è pronto
nelle partenze, attento agli incroci, cerca di guardare anche oltre il mezzo
che lo precede immediatamente, rispetta i pedoni (almeno quando attraversano
sulle strisce pedonali), svicola ma non troppo, evita quanto più possibile di
passare col rosso anche se magari qualche arancione se lo fa, se è in sorpasso
effettua il sorpasso rapidamente, se è in corsia di sorpasso cerca di non
rallentare chi lo segue (esclusi missili e alieni).
Tra gli affidabili ieri, dopo un po’ che non lo incontravo,
ne ho rivisto uno.
Per la verità ne ho prima sentito il clacson – era dietro di
me e, evidentemente, aveva premura.
Mi sono lasciato sorpassare e ho lasciato
che mi facesse da “pesce pilota” per più di una decina di minuti nei quali ho
avuto modo, seguendone le mosse, di osservalo con attenzione.
Considero come pesce pilota un motociclista con
caratteristiche omogenee alle mie a cui posso lasciare l’andatura e l’onere di
prendere decisioni sulle traiettorie da seguire, seguendolo.
Mi rilassa un po’,
ogni tanto, averne uno.
Mi sono divertito, da terga, a studiare il mio ritrovato
pesce pilota.
Scooter Honda non nuovo, grosso e basso, dal clacson usato
molto più della bisogna, gomme cambiate di recente, qualche ruga del tempo alla
carrozzeria, niente bauletto.
Il pesce pilota è più basso di me almeno di una quindicina di
centimetri e indossa pantaloni jeans, scarpe da ginnastica vecchiotte e un
soprabito da scooterista (simile al mio ma non di marca conosciuta) e un casco
grigio.
Ha cosce grosse ma, soprattutto, è grosso di torso, largo: è più largo
di me parecchio.
Isolato dal contesto, dagli altri automezzi e guidatori,
ritagliato di per sé, sembra un po’ una immagine deformata di certi specchi,
che non restituiscono le dimensioni esatte e ti allargano o – meglio ancora –
ricorda quegli scherzi che ti fanno gli schermi televisivi quando nel vedere un
film o un altro programma in onda cambi con il telecomando le impostazioni
dello schermo.
Lo stesso accade con le impostazioni dello schermo di un
computer.
Perciò seguendolo – e non conoscendolo – lo ho battezzato
“sedici noni”.
Calza più di ogni considerazione.
Buona strada, sedici noni: a presto!
Nel tuo simpaticissimo post che ho trovato molto affine essendo anche io uno scooterista urbano (per lo meno lo ero ...ma spero di ritornarlo a brevissimo) ho trovato una definizione di altro pilota di scooter che condivido in pieno: "cui posso lasciare l’andatura e l’onere di prendere decisioni sulle traiettorie da seguire, seguendolo", perché è un atteggiamento che spesso attuo anche io, a volte sarà pigrizia.. che ti devo dì.. ma capita che, una volta considerate le assonanze di guida, di affidarsi ad un soggetto prescelto.. è un po' come guidare col pilota automatico, rilassandosi ancor più nel bailamme di traffico cittadino... Grazie e a presto!
RispondiEliminaGrazie a te. Concordo sul pesce pilota: pigrizia calcolata
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