Già qualche volta ho raccontato di posti che ho avuto la
buona sorte di conoscere e che sono legati alla enogastronomia. Non è stata
mai, finora, una cosa sistematica e non penso possa diventarlo.
Tuttavia ci sono casi in cui la sorpresa piacevole è molto
grande e sarebbe ingiusto tenere nascoste certe gioie che potrebbero essere
condivise.
Se a Torino, città che adoro, trovi un posto come il
Ristorante Consorzio non puoi limitarti a fare loro i complimenti.
In questo presidio Slow food familiare e accogliente, in
pieno centro cittadino (Via Monte di Pietà) che ha un menù degustazione a 30
euro di assoluto rispetto, ho cenato il mese scorso in ottima compagnia.
La mia scelta è andata su una Cruda (tris di carni crude
battute a coltello), Ravioli di cervella
con zenzero e mandorle assolutamente sorprendenti, e un pollo tonchese
croccante che prima di diventare tale aveva cotto a fuoco lentissimo con una
preparazione del piatto che dura trentasei ore.
La scelta dal menù è stata durissima: la mia curiosità
andava anche a diversi altri piatti.
Tornerò sicuramente per togliermela.
Sono simpatici, gentili, spiegano ogni piatto come si deve e
soprattutto hanno materiali di primissima scelta e cucinano benissimo.
Tra l’altro ho conosciuto un vino rosso piemontese che,
confesso, non avevo ancora mai bevuto: il Ruchè di Castagnole Monferrato.
Siamo tra Asti e Alessandria, appena più a sud della terra
del Grignolino, e il vino che ho bevuto è un rosso rubino appena violaceo,
aromatico, secco e tannico, di 13 gradi che al mio palato sprizza uva e sprizza
botte e mi fa godere di più il raviolo ripieno di cervella ed il gran pollo che
lo segue.
Abbiamo fatto decisamente amicizia (Ruchè ed io) e tornato a
casa ho fatto i compiti per colmare la mia ignoranza. Ho scoperto che non se ne
produce in grande quantità e che non si hanno notizie storiche certe della
coltivazione ma soltanto derivate da tradizione orale; ho pensato dovesse
essere roba contadina con meno tradizione di altri rossi piemontesi.
Viene prodotto in sette comuni della Provincia di Asti con
un 90% di vitigno Ruchè e il resto di Barbera e Brachetto; DOC da un paio di
decenni ha avuto il riconoscimento del Garantito nel 2010.
Chi scrive di vini dice:
Colore rosso rubino con leggeri riflessi violacei talvolta
tendenti all’aranciato;
odore intenso, persistente, leggermente aromatico, fruttato,
anche speziato con adeguato affinamento;
sapore secco, rotondo, armonico, talvolta leggermente
tannico, di medio corpo, con leggero retrogusto aromatico, talvolta con sentori
di legno.
Io chiudo dicendovi ancora che Torino è splendida, ospitale,
piena di eccellenze museali, di civiltà, di gusto; tempio del buon bere, del
bel mangiare, dei formaggi e della pasticceria, culla del migliore cioccolato
del mondo.
Invito ad andare e a non perdervi la soddisfazione del
ristorante consorzio.
Se andate fatemi sapere.
Indicazione enogastronomica di tutto rispetto! Interessante come hai descritto rendendo l'idea dell'esperienza vissuta.
RispondiEliminaBuona settimana
Torino è anche non fermarsi a piazza Castello. Non conosco questo locale, e da vegetariana quale sono non potrei mai apprezzare il tuo menù :D, ma mi piace come ne hai parlato.
RispondiEliminaBuona giornata, una Torinese