marco valenti scrive

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23 febbraio 2014

comunicazione e forma




"E’ cambiato, negli anni, il modo di esprimersi, Marcello. Giustamente, la forma ingessata e ipocrita dei nostri nonni e dei nostri padri è stata soppiantata da una più naturale spontaneità. Purtroppo, però, come in tante situazioni della vita, si è finito per buttare via anche gli aspetti positivi che la Forma aveva, quelli che esaltavano l’intelligenza, l’arguzia e la sensibilità degli interlocutori.
Oggi è difficile esprimere riprovazione, gradimento, collera, stima, odio o affetto, perché siamo costretti dalla pigrizia passiva di chi ci ascolta a rappresentare i nostri sentimenti; a manifestarli mimicamente, oppure a sottolinearli verbalmente con l’uso di iperboli.  Altrimenti, si mischiano nel piattume cui siamo abituati. Oltretutto, è venuta meno la misura: se non strilli più forte degli altri, l’intensità delle tue espressioni non viene ascoltata, percepita, men che meno valutata.

La Forma ha il pregio d’essere evocativa, per coloro che la apprezzano e ne intendono il valore. Ha, insite, la delicatezza del riserbo e l’energia dell’intuizione.".