"E’ cambiato, negli anni, il modo di esprimersi, Marcello.
Giustamente, la forma ingessata e ipocrita dei nostri nonni e dei nostri padri
è stata soppiantata da una più naturale spontaneità. Purtroppo, però, come in
tante situazioni della vita, si è finito per buttare via anche gli aspetti
positivi che la Forma
aveva, quelli che esaltavano l’intelligenza, l’arguzia e la sensibilità degli
interlocutori.
Oggi è difficile esprimere riprovazione,
gradimento, collera, stima, odio o affetto, perché siamo costretti dalla pigrizia
passiva di chi ci ascolta a rappresentare i nostri sentimenti; a manifestarli
mimicamente, oppure a sottolinearli verbalmente con l’uso di iperboli. Altrimenti, si mischiano nel piattume cui
siamo abituati. Oltretutto, è venuta meno la misura: se non strilli più forte
degli altri, l’intensità delle tue espressioni non viene ascoltata, percepita,
men che meno valutata.