Nr. 80
Essendo un viaggiatore imperfetto
e ansioso
indipendentemente dal viaggio
mi ero ritrovato a pianificare un banale percorso
in autobus.
Allerta meteo
(esagerata) su Roma e necessità di
muovermi
da Montesacro a Piazza Monte Citorio
lasciando la fidata Vespa a casa.
Abitando in una delle capitali europee
(e avendo tempo per arrivare all’appuntamento)
si possono fare le cose con serena calma.
Volendo evitare cambi di mezzo vedo
che l’autobus numero 80 può condurmi da Piazzale Jonio a Piazza San Silvestro:
trecento metri a piedi per arrivare alla fermata di partenza e altrettanti all’arrivo.
Esco alle 8 e 40, mi fermo ad
acquistare i biglietti e a prendere un caffè e alla 9 spaccate sono alla fermata.
Ometto la sequenza di pensieri che
hanno attraversato la mia mente fino all’arrivo del mio autobus, numero 80,
dopo quarantacinque minuti di attesa.
Sbizzarritevi pure immaginando.
Ovviamente l’unica differenza tra
noi passeggeri dentro l’autobus e una scatola di sardine sott’olio era l’assenza
di olio nel mezzo pubblico.
Sono arrivato al mio appuntamento di
lavoro alle 10 e 45: due ore e cinque minuti dopo l’uscita da casa.
Google map mi dice che a piedi
sarebbe stato un tragitto di 7,3 km e aggiunge che il tempo di percorrenza
stimato è inferiore alle due ore. A piedi.
Se per andare dal punto A al punto
B, distanti 7.300 metri ci si mette di meno a piedi che con i mezzi pubblici c’è
un problema. O no?
Io potrò risolverlo usando la Vespa
anche con pioggia e grandine ma resta un problema.
Se ne sentono tante in giro sui
motivi dei disservizi del trasporto pubblico locale nella capitale d’Italia e
non sta a me riportare voci; legittimamente però posso denunciare che il
servizio non è da paese civile.
Sono legittimato ad essere
arrabbiato?
Perché prendersela, caro Marco? Lo dici anche tu: le cose sono come sono e, purtroppo, questa è l'Italia!
RispondiEliminaCertamente che sei legittimato. Ma adesso abbiamo la possibilità di cambiare...ci siamo capiti? Io ho bandito la rassegnazione dal mio vocabolario. Quello che siamo dipende da noi e da quanto siamo disposti a farci sentire, ad essere incisivi e partecipare in maniera ATTIVA alla vita civile. Dire che le cose sono come sono è comodo, troppo comodo. Ciao alla prossima! ;-)
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