Penso
di aver fatto capire, nei post sul “bere con un senso”, che avendone i mezzi
investirei di più sul vino che metto in tavola. La realtà mi vede barcamenarmi
alla ricerca di ottimali combinazioni tra qualità e prezzo pagato.
Nell’accostarsi
al bere un ruolo lo hanno le bottiglie, le loro etichette, le informazioni che
contengono e l’efficacia della grafica proposta.
Siamo in un tempo di
marketing, di brand, di packaging in una società di mercato che prova a
piazzare prodotti come fossero poesie, sogni, bisogno di appartenenza.
Da
un po’ mi capita di servire a tavola lo stesso vino bianco fermo, sfuso, in caraffa.
Nessun
commensale, nessun amico si è lamentato ma neppure ha chiesto informazioni su
cosa stesse bevendo. Tra i miei amici ce ne è di quasi astemi ma anche qualcuno
che di bere ne mastica anche più del cialtrone che sono io.
Forse
da un lato era l’assenza della bottiglia e dall’altro una pudicizia a
domandare, magari temendomi in disgrazia? Scherzo (come troppo spesso faccio).
Rimedio
la mancanza di informazioni per raccontarvi un eccellente vino bianco umbro, secco, 13 gradi, acquistato in
bag-in-box. L’acquisto in scatola di cartone che contiene cinque litri di vino
ben protetto nella sua sacca e facilmente spillabile abbatte il costo di oltre
la metà.
Il vino, alla faccia del marketing, si chiama Tristo
ed è prodotto da Marco Merli a Casa del diavolo, in Umbria.
Preciso che “Casa del Diavolo” esiste, è una frazione del Comune di Perugia e alcuni ricollegano il nome alla presenza, in tempi antiche, di una casa "di perdizione" dove trovavano rifugio malfattori e perdigiorno; per altri invece sarebbe un ricordo della distruzione apportata del passaggio delle truppe cartaginesi guidate da Annibale. Infine il probabile rinvanimento di un certo numero di urne funerarie medioevali contenenti ossa di bambini (cosa all'epoca comune nel caso di bambini nati morti o non battezzati) potrebbe essere la causa del nome della località.
Torniamo al Tristo?
Vino bianco completamente di Trebbiano.
macerato 19 giorni e affinato 13 mesi in vasche di cemento dalla Azienda Marco Merli,
nata a Perugia nel 2002.
Le nostre uve vengono esclusivamente lavorate da noi
in cantina, dove si prediligono fermentazioni con lieviti indigeni e dove le
poche tecnologie adoperate si trovano
“fuori e non dentro il vino”.
Per rendere
giustizia a quanto detto il frutto deve essere piu’ sano possibile, ecco perché
le rare concimazioni vengono effettuate solamente con letame animale e sovesci
erborei, i trattamenti di primavera/estate solo con rame e zolfo, in oltre
cerchiamo di instaurare una “possibile” convivenza tra erbe infestanti e viti,
senza ricorrere a diserbanti chimici.
In sostanza la parola d’ordine è “natura”.
(Marco Merli)
Indirizzo: via Bracceschi 3/c - 06134
Casa del Diavolo (PG)
Abbinamento:Primi piatti strutturati
senza pomodoro, carne bianca, formaggi freschi e semi stagionati. Personalmente
lo trovo un ottimo vino da tutto pasto, salvo piatti che richiedano
espressamente qualcosa di diverso da un bianco secco di forte gradazione.
Io, che ancora non sono
stato a Casa del Diavolo, e che vivo a Roma lo ho assaggiato felice di aver seguito
il consiglio dei simpaticissimi, competenti e appassionati, proprietari della
Vineria ORGANIC%L in Viale Jonio.
Un’ultima
cosa: oltre al vino, all’Azienda Marco Merli, sanno fare bellissime etichette.
Ecco quella del vino di cui ho parlato.
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