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Tempo
fa avevo scritto un post dal titolo “Lesson nr.1” che parlava di finestre e
diritto alla riservatezza tra dirimpettai. Se vuoi rileggerlo clicca QUI
Oggi
vorrei raccontarvi un breve discorso che avevo preparato e che non mi capiterà
più di fare.
Anche
nelle case che ho abitato precedentemente a quella che abito adesso mi sono
sempre occupato delle piante. C’è chi dice che abbia il cosiddetto pollice
verde: in realtà, più semplicemente, con scarse conoscenze di giardinaggio e
scegliendo specie a bassa difficoltà di mantenimento, metto cura, tempo e un po’
di amore nelle piante che possiedo.
Tra le
piante facili da curare c’è il nespolo.
I primi
due nespoli che ho avuto sono partiti da semi di nespola mangiata e piantata in
terra: cura, anni, acqua e potature ne hanno fatto alberi che hanno dato
copiosamente frutti. Da queste due piante avevo fatto altri tre nespoli (uno è
ancora con me nel giardino della casa che abito adesso).
I tre
nespoli erano in vaso, giovani, alti non più di un metro, in un grande
terrazzo. Uno si spezzò per un banale incidente ma riuscii a farlo riprendere
facendo un po’ quel che si fa quando devi aggiustare un osso rotto con mezzi di
fortuna. Crebbe con un nodo nel giovane tronco, come un callo osseo, indietro
rispetto ai due fratelli gemelli.
Se non
hai una tenuta, tre nespoli che crescono e si aggiungono ai due adulti che già
possiedi sono decisamente troppi e mi disposi l’animo a regalarne uno ad un caro
amico.
Per
alcune circostanze non avvenne.
Ecco il
dialogo immaginato fin nei dettagli. Io; l’amico; i nespoli in vaso nr.1, nr.2
e (quello incidentato) nr.3.
Pensateci
in terrazza a fumare una sigaretta dopo il caffè.
“Pensavo
di regalarti un nespolo di quei tre in vaso”.
“Ti
ringrazio. Quando e come me lo porterei via?”.
“Presto.
Finché sono piccoli e uno ti entra in macchina con tutto il vaso, magari
ribaltando i sedili posteriori”.
“Che
faccio: scelgo io?”.
“No. Se
non ti dispiace vorrei darti il terzo”.
Ci
siamo avvicinati agli alberelli, li esaminiamo, li confrontiamo. Poi lui fa:
“Pare
quello più malandato”.
“Si era
spezzato il tronco. Pensavo di averlo perso e ci ho dovuto lavorare parecchio.
Vedi quel nodo a metà del tronco? È lì che si era spezzato, quasi
completamente. C’è voluta cura quotidiana, credimi, e un po’ di fortuna”.
“Grazie.
Posso chiederti il motivo della scelta?”.
“Più di
un motivo. È quello che mi ha fatto penare di più ed è quello a cui tengo
maggiormente. Quel nodo, ogni volta che lo guardo, mi ricorda un successo –
credimi – insperato. È come un legame tra due persone e sta lì a dirti che se
ci lavori con costanza non c’è nulla che riesca a spezzarlo”.
Sottotitolo: Marco e il suo giardino. Come estrarre linfa e colore.
RispondiEliminaIo, sono negata. Ma mi piace sapere che a te riesce.
Mi ritrovo in questo post :)
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