Avvitare. Avvitare la vite in senso orario, con il cacciavite
con la punta a stella. Avvitare con la sinistra, mancino naturale convertito a
destro dalla penna stilografica, dalla prima elementare dai preti, dagli anni
sessanta. Avvitare con quel momento di smarrimento tra orario e antiorario,
confusione di ambidestro forzato. Forzare la concentrazione sull’atto
meccanico.
Meglio il Lego del Meccano. Non pensare.
Asticelle. Mai giuste per il suo passo perché troppo basse o
troppo alte. Ostacoli nella corsa del dire e del partecipare. Ascolto e
silenzio residui. Chi troppo alto (con o senza basi per arrivare a volare così
alto lasciava qualche dubbio) a riempire di nomi, di collegamenti eruditi e
confondenti, di troppi brani dati per scontati, acquisiti e digeriti, per
alzare muri al dialogo; chi troppo sguaiato, basso, brusco e scontatamente
becero, partigiano, dividente e urticante, parte di un qualcosa tutto di pancia
e luoghi comuni, troppo basso e violento
per connetterlo a un dialogo serio; altri troppo potenti (o convinti di esserlo perché in una catena di comando e di potere), padroni delle decisioni o vassalli di decisioni già assunte, sordi a chiunque non sia un soldato signorsì e via al fronte.
per connetterlo a un dialogo serio; altri troppo potenti (o convinti di esserlo perché in una catena di comando e di potere), padroni delle decisioni o vassalli di decisioni già assunte, sordi a chiunque non sia un soldato signorsì e via al fronte.
Terreni di gioco tutti duri, impraticabili, aspri o fangosi.
Tutti. Dal calcio ai diritti della persona, dalla musica ai libri, dalle
politiche economiche alle interpretazioni dei dati, dal bagnasciuga ai picchi
dei monti, dall’astronomia all’astrologia. Tutti allenatori, poeti, critici,
politici e politologi, tuttologi. Tutti saputi su ogni argomento.
Ascoltare e non parlare. Orecchie grandi e labbra sottili,
serrate sul filtro della sigaretta. Sbuffi di fumo e parole che feriscono. Mal
d’orecchi e cuore gonfio. Circondato dalla potenza democratica del web e dei
social, assordato dagli hashtag e dall’ironia.
Cura. Non curato, non ascoltato, non rappresentato;
inascoltato, indebolito, vilipeso. Peso.
Tutti. Nuovi ed arroganti e convinti di essere competenti su
tutto. Tutto. Dalla A alla Z, del nulla all’ogni cosa primi e saputelli.
Divieto di scavare sulle loro millantate ragioni.
Ragione. Dal verbo ragionare. Desueto quanto il buon senso. Comune.
Desueto anche l’avere qualcosa in comune che non sia una multa non pagata. Ciascuno
chino sotto un giogo immeritato. Sbuffi di fumo e viti da avvitare. Quelle
parole non dette che non torneranno più e non saranno mai pronunciate. Piccoli
dolori di omissione indotta.
Tenerezza. Senza perdere la tenerezza, fumando in silenzio,
avvitare viti in senso contrario, contrariato e contrario, con il cacciavite.
Punta a stella. Seconda stella a destra.
Come una libreria dell’Ikea senza le istruzioni.
Semplice. Vita.
Via.
Forzare la concentrazione sull’atto meccanico.
Meno comunicazioni. Aspirare la sigaretta. Non sprecare il poco fiato. Avvitare. Con concentrazione adeguata. Sparire.
Ricordare il senso. Afferrare il senso. Orario.
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