Nato nel 1924 a Palermo, Pietro Valenti (Piero per
tutti quelli che lo conoscono) studia Architettura a Firenze dove, dopo la
guerra, si laurea.
Esercita la libera professione di architetto per
cinquanta anni con il proprio studio a Roma. Disegnare dal vero, osservare e
riprodurre architetture, monumenti, dettagli e caratteri stilistici è stato
formazione prima e mestiere poi, ma sempre e comunque una passione. Una volta
ritiratosi dall’attività professionale non ha smesso mai di disegnare. Matite
per tracciare le prime impressioni e pennarelli a punta fine per chiudere le
tavole, il disegno finché ha potuto lo ha assorbito moltissimo e, per certi
versi, è stato la sua “terapia occupazionale” di anziano affetto da Alzheimer.
Ogni mattina prendeva l’autobus per Piazza Venezia;
decideva volta per volta se passeggiare per i Fori, andare ai Mercati Traianei
o girare per le sale dei Musei Capitolini. Quando qualcosa richiamava la sua
attenzione cominciava a lavoraci su con bozzetti rapidi; a volte ritornava nel
medesimo punto per continuare a disegnare sul luogo; altre completava il
disegno a casa.
Poteva trattarsi di un monumento così come di una
statua o, perfino, il desiderio di riprodurre un disegno in una esposizione
temporanea perché magari testimone di una Roma che non esiste più.
Spesso non si fermava all’immagine ma la interpretava
e la arricchiva offrendo una chiave di lettura nel fantastico e nel sognatore;
lo si scopre in alcune espressioni delle statue piuttosto che in un uso volutamente
artistico e amplificato di elementi naturalistici. Più che riprodurre, quindi, ha
raccontato il suo mondo.
Le
sue scelte espressive, che vanno dal bozzetto rapidamente accennato fino alla
tavola più complessa e particolareggiata, da De Pisis a Piranesi, riescono
sempre a sorprendere e incantare.
La produzione di questo millennio conta più di
trecento tavole, eseguite prevalentemente in Sicilia e a Roma.
Piero se ne è andato,
serenamente, il 13 dicembre 2012: era mio padre.
Qui nel blog ci si riferisce
a lui in due Tag.
Una riflette e prova a far
pensare sulla malattia che ha accompagnato gli ultimi dieci anni di Piero: Al come Alzheimer.
Un’altra Tag prova, sebbene
parzialmente, a raccontare gli straordinari disegni da lui effettuati dal
duemila fino a poco fa:
La foto scelta lo vede nei
Musei Capitolini di Roma, sorridente, vicino a uno dei soggetti da lui ritratti
che mostriamo in due realizzazioni diverse: la Venere esquilina
In questo blog ho inserito e inserirò disegni migliori (a mio giudizio) ma la statua gli piaceva tanto....
L'altro giorno in Chiesa, durante la messa per il funerale di tuo papà,nella mente mi scorrevano momenti di vita passata in cui era presente Piero. Sarebbe lunghissimo elencarli e gli farei torto se ne scordassi qualcuno.
RispondiEliminaTra tutti ne voglio ricordare uno non attinente all'estro ed all'arte che è, sottolineo è, l'essenza di Piero.
Una volta,erano gli anni '70, tuo papà ci venne a prendere al Pio IX con la sua Alfa 1750 fasciato in uno splendido giubbotto di renna. Beh, io non potrò mai scordare l'eleganza e la classe che aveva con il suo sguardo sornione ed il disincanto del suo eloquio. Ciao Piero!
Paboo
Un abbraccio a te, Marco.
RispondiEliminati abbraccio anche io
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