Mi capita spesso di pranzare con un panino, in ufficio, grazie alla manovra (ovviamente tutta tesa ad aumentare la produttività in modo serio) dell’ex Ministro della Funzione Pubblica.
Dato che non sempre il vitto è soddisfacente, mi abbandono a considerazioni sul nome dei cibi.
Trovo che nel nome di quello che mangi sia già scritto il livello di piacere che daranno.
Desinenze riduttive, diminutivi veri o presunti, sono campanelli d’allarme per un gourmand.
Mi spiego con degli esempi.
Se pranzi (?) con un panino,
con l’insalatina,
il tacchino,
lo stracchino – tutto troppo “ino” – che non ti sazi ci sta tutto.
Lo stesso atteggiamento della bocca mentre pronunci gli ingredienti è chiuso.
Inevitabile senso di dieta, sobrietà, scarso godimento.
Pensateci e convenitene.
Ok.
Chiudo questo post per non sembrare “troppo” scemo e scendo alla salsamenteria sotto l’ufficio.
Emmevù
P.S.: ma all’omino dell’alimentari chiederò
una bella pagnottella
con la mozzarella
e la mortadella! (Vuoi mettere!!!)
10 e lode per questo post e naturalmente per la pagnotella con la mortadella!!!
RispondiEliminaUn saluto carissimo, ciao!
Forse allora è il caso di acquistare un calzONE. Ma già che siamo sotto le Feste, anche un panettONE e un torrONE ti daranno maggior soddisfaziONE, oltre a saziarti.
RispondiElimina