marco valenti scrive

marco valenti scrive

25 giugno 2018

Roma non è gossip e non è cronaca. Roma è la storia







Roma è una città troppo importante 
perché il giudizio su di essa si impantani 
sul gossip e sugli scandali 
spesso presunti, gonfiati e poi smontati tardivamente 
dalle cronache giudiziarie.

Questo giova solo a dividere il pensiero comune in mille pensieri differentemente sfumati o a prendere parte al peggior tifo calcistico se non a far parte fideisticamente di una squadra senza nemmeno capire fino in fondo chi ci gioca davvero.

Il rischio è di rimanerci male come cittadini.

Accadde con Marino Sindaco. 

Giudicato inadeguato per vicende da due soldi, scontrini e multe, dalle quali è uscito totalmente pulito ma – nel frattempo – disarcionato con atto notarile anche dalle forze che lo hanno sostenuto (e dalle quali si aspetta ancora autocritica).

Accade nuovamente sullo stadio a Tor Di Valle dove tutti hanno scritto di tutto e parecchi hanno gareggiato nel dare il peggio di se stessi. 

Qui se ci siano stati finanziamenti illeciti
 o pressioni indebite lo diranno i magistrati 
ma ci riflettano sopra i puri del nessun finanziamento pubblico ai partiti, 
perché se il Paese non finanzia l’attività politica in modo trasparente 
finirà per farlo qualcun altro 
con logiche non necessariamente filantropiche.

Non è questo che deve farci giudicare l’operato della giunta Raggi ma le condizioni miserrime, respingenti, divisive, tristissime nelle quali versa la Capitale d’Italia anche per tutto quello che la Sindaca non ha fatto.

In primis, certamente, in termini di manutenzione minima della città.

Neanche entro nel merito perché che molto sia peggiorato è troppo lampante.

Comunque serve fare quel che si deve e ascoltare le realtà sociali, le reti civiche, la cittadinanza attiva (invece di reprimere, mortificare, smantellare e sgombrare).

Qualcosa si è mosso, partendo dal basso e dai territori (invece che dalle segreterie dei Partiti) nel III e nell’VIII municipio grazie a Caudo e a Ciaccheri. 
È troppo immaginare che accada anche nel Comune?

Comunque  laddove le colpe o le competenze ricadano su altri livelli di governo insistenti sul territorio di Roma città, Roma Capitale e Roma Città Metropolitana il primo dovere del Sindaco di Roma è quello di denunciare e combattere.

Perché Roma merita giustizia e non favori.



La modifica costituzionale che nel 2001 istituiva Roma Capitale non ha avuto legge (norma e finanza) che desse gambe per camminare ed era  già chiaro da lì che la sfida non fosse di “campanile” ma Nazionale. Quanto è seguito (o, piuttosto, non è seguito) è già chiaramente un fallimento nazionale. La questione Roma è italiana e planetaria.

Ma cosa non sta facendo Roma?

Uno. Rinegoziare il debito con Cassa Depositi e Prestiti;

Due. Chiedere di rivedere la ripartizione attuale delle risorse aggiuntive derivanti dalle politiche di coesione e ovviamente vigilare su quelle – poche – attualmente in gioco;

Tre. Pretendere risorse ordinarie per Roma città metropolitana e Roma Capitale;

Quattro. Pretendere il coinvolgimento istituzionale dei diversi livelli di governo che insistono sul territorio in termini di mobilità, ambiente e gestione del ciclo dei rifiuti, sanità, welfare, inclusione sociale.


E cosa è necessario,

indispensabile,

per lo sviluppo del territorio di Roma?

Un’idea di città purchessia 
e una pianificazione 
di cosa occorra a realizzarla.

Partecipazione, norma, sostanza.

Servono regole di cooperazione tra i diversi livelli di governo dei territori, trasparenti, normate anche nelle forme di informazione e partecipazione della cittadinanza attiva.

Servono chiari canali di finanziamento degli investimenti sui territori, di conferimento pubblico di risorse ordinarie e aggiuntive, anche esse regolate da norma di legge e condizionate ad una efficace competenza e capacità amministrativa e programmatica degli enti locali recettori di tali risorse.  

Questo soltanto, norma e sostanza, può togliere all’arbitrio delle maggioranze politiche di governo, nazionali e locali, lo sviluppo o il non sviluppo di Roma ma anche di porzioni rilevanti di Paese.




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