Autore: Roberta Marcaccio
Editore: Triskell Edizioni
ISBN EBOOK: 978-88-9312-918-3
ISBN CARTACEO: 978-88-9312-816-2
200 pagine
La sinossi ufficiale
Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico
amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera,
consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui
lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta
più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e
chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
Ventiquattro anni di carriera fatti di rapporti umani, sedi di lavoro diverse,
dalla Romagna al Piemonte, fino alla Valle d’Aosta, legami più o meno forti coi
colleghi, amicizia e passione per un lavoro che a tratti diventa preponderante
su tutto. La storia di Rebecca è brutalmente attuale. Lo ascoltiamo al
telegiornale, lo leggiamo sui quotidiani ma quando capita diventa un duro rospo
da ingoiare. Rebecca, Giuliano, Ilaria, Vittorio, non necessariamente in
quest’ordine, sono i protagonisti di una vicenda in cui tante persone possono
identificarsi. Il lavoro per molti è rifugio, consolazione, passione, si
investono anni di vita e quando vengono a mancare certe condizioni ci si sente
traditi, come se lo facesse l’amore della nostra vita.
Che strada sceglierà Rebecca? Riuscirà a dare una nuova direzione alla sua
vita?
Il romanzo racconta con emozione, ma anche una punta di ironia, una storia come
ne sono accadute tante e che non si augura a nessuno, anche se… non è forse
vero che non tutti i cactus vengono per nuocere?
La scrittrice
Roberta Marcaccio è nata a Rimini e vive in Romagna.
Diplomata in ragioneria, ha lavorato in diverse aziende nel settore informatico
come operatore di assistenza, responsabile e manager. Il suo lavoro la ha
portata a girare molto, quasi tutta l’Italia. Ha bei ricordi di Milano e Ivrea.
Ha pubblicato “Tranne il colore degli occhi” per Antonio Tombolini Editore e
“Ti raggiungo in Pakistan” con StreetLib. Ha collaborato con la rivista di
letteratura Il Colophon e nel 2015 ha ricevuto il diploma di merito per il
racconto “L’Hotel Rimini” al concorso Scintille in 100 parole.
Questo romanzo, scritto con ironia e sincerità, parte con la
protagonista, Rebecca, che è stata fatta fuori dall’azienda di software dove ha
lavorato e fatto carriera per più di venti anni. Rebecca, in prima persona,
decide di scrivere, di raccontare per sfogo e per risalire il vuoto nel quale è
stata gettata.
Cito dal libro.
“Ripenso a ogni minuto di quel maledetto giorno, ho la
sensazione di ritrovarmi nella vita di un’altra persona e ciò che ho visto e
sentito non mi appartenga.
Nel frattempo assumo la medicina che sbriciola il mio dolore
e mi aiuta a guardarlo con occhi diversi: la narrazione. Io sono pronta. E
allora che storia sia”.
C’è chi tiene un diario, chi prende degli appunti, chi apre
un blog e chi si butta sugli antidepressivi: Roberta-Rebecca scrive un bel
romanzo narrato in prima persona che parte dal dopo licenziamento e riavvolge
il nastro di una vita di lavoro.
L’autrice parla di un mondo che conosce bene e (forse)
potrebbe aver attinto a qualcosa di autobiografico. Non ha importanza perché è
un gran bel libro e poi, come diceva Ernest Hemingway, “La gran cosa è
resistere e lavorare, e guardare e ascoltare e imparare e capire, e scrivere
quando si sa qualcosa; e non prima; e, maledizione, non troppo dopo.".
Tratteggia benissimo le persone che incrocia nella sua storia
professionale e nella sua vita affettiva. Ilaria, Vittorio, Giuliano e tutti
quanti sono parte importante della storia e della vita di Rebecca.
Certo è vero che la protagonista ha una vita di affetti
limitata dal fatto che dedichi tantissimo al lavoro che ama e la assorbe
moltissimo tempo ed energia ma non ha la postura della donna in carriera. È
felice (era) del suo lavoro ed empatica con tutte le persone per le quali e con
le quali lavora. L’azienda le ha dato, nel tempo, incarichi e responsabilità
sempre più sfidanti e impegnative ma lei non parla mai di potere o ricchezza.
Parla di soddisfazione per quanto riesce a fare e quindi non è rampante ma,
semplicemente, felice e orgogliosa di quel che fa.
Anche per questo non lo ho trovato un libro nettamente di
rivendicazione femminile (sebbene sia certamente una chiave di lettura) ma un
grido di rabbia e dolore verso un mondo del lavoro spietato, poco equo, con
pochissime garanzie e dove il ben fatto non paga. La questione, molto attuale,
dovrebbe far riflettere e mobilitare: ma restiamo al romanzo. È agile, fresco,
una scrittura tonda e fluida che cattura il lettore. Non parla solo di lavoro
ma indaga i rapporti umani con tutta la splendida indipendenza della
protagonista in tutte le sfaccettature. È naturale essere con la protagonista,
dalla sua parte, e compenetrarsi nel suo modo di pensare e di agire. La storia ti
prende e non ti molla: “scorre che è un piacere”.
Quando leggo un libro che mi piace, soprattutto se non è di
un autore già affermato e osannato dalla critica mainstream, lo recensisco con
un piacere ancora maggiore: c’è vita oltre il vostro inserto di riferimento o
quello che raccomanda il vostro critico preferito. La letteratura contemporanea
in Italia è molto più viva e vivace di quanto molti credano e c’è da leggere
anche oltre i finalisti dei Premi Letterari. È il caso di questo romanzo che vi
invito a leggere e, se vi piace, a diffondere.
È un libro sul quale mi piacerebbe confrontarmi con chi lo ha
già letto e, più ancora, con l’autrice Roberta Marcaccio a cui vanno i miei più
sinceri complimenti.