Premessa.
Riprendo un vecchio post, modificandolo in parte e integrandolo: mi sono reso conto che non avrà mai fine e, pertanto, mi scuso per le molte omissioni.
DETESTO !
I broccoli, i cavolfiori e il cavolo verza e la puzza
quando vengono lessati. Le rape rosse, l’amaro dei lampascioni e i loro effetti
collaterali.
L’aglio (ma è lui che detesta me e si impone e si
ripropone), gli aliti che sanno di aglio, il cattivo odore di quando c’è tanta
gente, la gente quando è troppa e si accalca, la calca che non riesci a
camminare.
Correre, quelli che fanno jogging, dover correre, avere
chi decide l’andatura al posto mio.
Quelli che decidono al posto mio e decidono
pure male e proibiscono. I divieti privi di senso, i prati verdi dove è vietato
calpestare l’erba, le recinzioni immotivate che tu vorresti passare ma non
puoi, le strade senza uscita e i vicoli ciechi. I falsi ciechi, i falsi
invalidi, i falsi e tutte le ipocrisie; i baci e le moine davanti e le
coltellate alle spalle.
Il termine buonista, quelli che lo adoperano, quelli
che usano male le parole e la grammatica italiana. Quelli che usano benissimo
la grammatica, e pure la sintassi, ma la sprecano per limitarsi ad alludere
senza dirla tutta, dicono e non dicono, si evidenziano ma tentennano mentre
alludono e gli altri abboccano.
Odio quelli che abboccano più di quelli che li
pescano.
Detesto invidiare l’indifferenza del pescatore con la
canna al molo dietro il porto, i porti, i riporti, le cose riportate, mal
portate, mal riposte o mai riposte. Indisposte.
Quelli che guadagnano senza lavorare o che sono nati ricchi e non ne hanno merito perché non mettono a frutto la loro fortuna, quelli che ostentano chirurgicamente ma non lo ammettono. Il primo bottone della manica di una giacca di sartoria sbottonato, le giacche da uomo con il tessuto troppo lucido, i vestiti marroni, i calzini corti se non stai giocando a tennis, le camicie a manica corta con la cravatta e magari pure la giacca.
Chi non ti fa spiegare, chi ti fa parlare e fa finta
di ascoltarti ma in realtà ti da il permesso di parlare per dimostrare che è
democratico ma non è vero, i democratici solo a parole, le parole cattive, gli
slogan, gli slogan razzisti allo stadio, i razzisti, i classisti, quelli che
dicono uomo di colore però dicono anche che mandano cattivo odore. La
velocità di un tweet, la velocità che non ti lascia veder bene, come un trucco,
un trucco pesante, ignorante, esagerato.
L’esasperazione, l’esagerazione, i tatuaggi che coprono metà di una persona, le maschere, il carnevale, il capodanno. L’aria di superiorità di chi è convinto di avere capito tutto ma non ha mai studiato un faccenda come si deve, quelli che si lasciano chiamare Maestro e non hanno mai insegnato una cosa in vita loro, quelli che ripetono a pappagallo. Il pressappochismo, la cattiva educazione, il non distinguere, la massificazione, le targhette. Quelli che mi appiccicano una targhetta addosso secondo la quale farei parte di un “voi” e debbo delle spiegazioni sul comportamento tenuto da altri, le targhette adesive con quegli adesivi potenti che non le stacchi manco a morire e ci perdi un sacco di tempo. L’ammoniaca: pure quella profumata. Perdere tempo a staccare etichette che non ne vogliono sapere di staccarsi. Sprecare il mio tempo. Perdere tempo a cercare le cose o a fare cose che non mi interessano.
L’esasperazione, l’esagerazione, i tatuaggi che coprono metà di una persona, le maschere, il carnevale, il capodanno. L’aria di superiorità di chi è convinto di avere capito tutto ma non ha mai studiato un faccenda come si deve, quelli che si lasciano chiamare Maestro e non hanno mai insegnato una cosa in vita loro, quelli che ripetono a pappagallo. Il pressappochismo, la cattiva educazione, il non distinguere, la massificazione, le targhette. Quelli che mi appiccicano una targhetta addosso secondo la quale farei parte di un “voi” e debbo delle spiegazioni sul comportamento tenuto da altri, le targhette adesive con quegli adesivi potenti che non le stacchi manco a morire e ci perdi un sacco di tempo. L’ammoniaca: pure quella profumata. Perdere tempo a staccare etichette che non ne vogliono sapere di staccarsi. Sprecare il mio tempo. Perdere tempo a cercare le cose o a fare cose che non mi interessano.
Chi si indigna quando chiude una libreria di quartiere
ma sono anni che compra i libri sul web o li pirata in ebook, gli indignati a
comando, quelli che comandano le indignazioni, quelli che vorrebbero comandare
la mia indignazione come fosse una catena di sant’Antonio. I libri che costano
troppo e quelli che si indignano perché i libri costano troppo ma spendono
venti euro per un aperitivo senza battere ciglio.
Le indignazioni di comodo, l’opinione pubblica, l’onda e la ola. Tutti gli anti-qualcosa o anti-qualcuno quando sono solamente retorica e partito preso, e gli fa comodo e non gli costa nulla, perciò inclusi anche un bel po’ di antifascisti.
La violenza fisica e la violenza verbale, la minaccia
e l’abuso, la costrizione e l’emarginazione. Le finte pari opportunità e le
quote rosa e io che alle elezioni avrei voluto votare due donne ma non ho
potuto.
Chi alza l’asticella delle aspettative per poter
criticare meglio chi le aspettative a quel punto dovrà disattenderle e quelli
che guardano e giudicano e basta. I vecchi che parlano davanti a un cantiere.
Quelli che non partecipano mai e quelli che guardano l’incidente stradale e si
fa la fila. I guardoni. Quelli che invece di guardare la strada mentre guidano
usano il telefono e magari ci scrivono pure. Quelli che non usano il telefono
per sentire come stai ma ti mandano un messaggino in cui digitano “come va?”.
Gli sms e il correttore automatico e whatsapp e la doppia spunta. La pubblicità
degli operatori telefonici. Quasi tutta la pubblicità, volgare e senza
fantasia. La pubblicità che fa tanto comunicare il valore del prodotto, la
comunicazione come valore, l’assenza di sostanza della comunicazione. L’apparenza
priva di sostanza.
Odio le brutte notizie, le notizie false, anche quelle
tendenziose, e le post verità - che sono un modo per ribaltare quel che è vero
– come la narrazione che non racconta e chi racconta balle. Quelli che si
bevono le balle e quelli che sanno che sono balle, però son belle, e allora
fanno spallucce e ballano con l’orchestra.
Chi orchestra e chi trama, ma anche troppa trama.
Chi non paga
il canone Rai perché la televisione fa schifo però commenta ogni trasmissione
nel web.
Le merendine prefabbricate all’albicocca. Il sugo
lento troppo acquoso. (Se non sai fare la pasta al sugo falla all’inglese, con
un filo d’olio). L’olio troppo acido, l’olio che non è extravergine ma pure
quelli che gli fa fico chiamarlo "olio EVO", le etichette taroccate
scritte piccole e le truffe alimentari. Le truffe, i truffatori e chi li
copre.
Lo yogurt agli agrumi.
La sporcizia, la puzza, la cacca dei cani non raccolta
dai padroni dei cani, il fatto che io invece mi vergogni perfino del fatto che
non ho modo di pulire dove il mio cane fa la pipì, l’odore dell’urina, il
cattivo odore nelle stazioni, la mancanza di igiene e la mancanza di controllo.
Gli stupidi che si credono intelligenti ma riescono a
mostrare solo una furbizia da quattro soldi. I soldi falsi, chi ti rifila
cinquecento lire per due euro, il fatto che non me ne accorgo mai.
Le
esistenze costrette dal bisogno, la vita stretta, le scarpe strette, le camicie
troppo giuste di collo che ti fanno impiccare con la cravatta, le cravatte regimental.
Le
regimental, l’irrigidimento, i reggimenti quando impongono.
La
guerra, le guerre, quelle dette quelle dettate e quelle chiamate con altri nomi
di fantasia, ma anche le dispute astiose e le riunioni di condominio nel
sospetto e senza rispetto.
Ma
poi giro, per strada, e detesto amare la mia città, i cittadini sbiaditi e
ridotti ad essere astiosi, i turisti attoniti e cafoni, la massa e l’assenza,
le assenze e le mancanze, l’assenza di criterio dei ciclisti e la loro
protervia indifferente alla segnaletica, i pedoni che attraversano come fossero
alfieri negli scacchi, essere in scacco a casa mia. Quelli che suonano il
clacson con l’unico scopo di manifestare che non sono morti. Quelli che
insultano i morti degli altri. I violenti che violano e i potenti che solo loro
possono. I potenti che, potendo, potano e i non violenti che non volano.
Sapere
la risposta e non avere nessuno che mi fa la domanda, o viceversa, e non
poterci fare niente.
Detesto
la consapevolezza che l’elenco di tutte le cose che detesto non abbia
fine, detesto la fine.
Ma,
in fondo, non trovate anche voi che certi tramonti siano struggenti?
È
nel crepuscolo la piena grandezza del giorno.
Detesto quelli che pensano che non tutti i tramonti possano essere struggenti ;)
RispondiEliminaCerti più di altri; quello era il senso. Grazie Franco
EliminaBellissimo tornare a rileggerti.
RispondiEliminaBuona domenica
Grazie! (Ma, a proposito di leggermi, lo hai letto il mio ultimo libro?)
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