marco valenti scrive

marco valenti scrive

23 maggio 2014

Europe for dummies



L'Europa in qualche pillola, per chi vuol sapere qualcosa.

Ritengo possa essere d’utilità fare un po’ di chiarezza su alcune cose che riguardano l’Europa, l’ordinamento che ci siamo dati nell’Unione europea, quali politiche vengono adottale e come vengono finanziate.

In modo sempre più insistente e pervasivo sento e leggo opinioni e inesattezze che riguardano l’Unione europea e il nostro rapporto con l’Europa medesima, la politica di coesione europea, l’utilizzo delle risorse europee, la moneta unica. Oggidì ciascuno può liberamente manifestare e diffondere il proprio parere ma difficilmente c’è un contradditorio responsabile e sempre più raramente ci si informa in maniera adeguata; risultano fortemente indeboliti presìdi di correttezza e di verità sugli oggetti delle opinioni espresse e mancano sedi adeguate di divulgazione della storia e della cronaca dei fatti. Un mondo così straordinariamente libero che un negazionista dell’Olocausto avrebbe le stesse possibilità di essere creduto di quelle di un reduce dai campi di sterminio.

Per riserbo, convenienza istituzionale e deontologia, etica, non parlo mai del mio lavoro ma, in questo caso, è opportuno dirvi che da quindici anni sono un funzionario statale che si occupa di fondi strutturali comunitari, di politica di coesione europea, di Europa.
Ho avuto l’occasione e il privilegio di tenere seminari su questi temi in diverse occasioni, sia in Italia che all’estero. In particolare nei cosiddetti Paesi dell’est prima del loro ingresso nell’Unione Europea per contribuire a far loro capire il funzionamento dei fondi europei. 
Contrariamente a quello che potrebbero pensare diverse persone di uno statale, essere accurato conoscitore del mio lavoro è una condizione indispensabile perché possa svolgerlo con la necessaria credibilità ed autorevolezza nei confronti dei miei colleghi e di tutte le persone che, in ruoli tecnici e istituzionali, si interfacciano con me. 
Mi imbarazza definirmi esperto ma dopo quindici anni posso dire di capirne un po’.

Per tutto questo, in assenza di voci ben più autorevoli della mia, sento lanecessità di precisare alcune cose, di richiamare qualche concetto, di invitare chi mi legge a semplici ma opportuni piccoli approfondimenti di base prima di sposare fideisticamente le opinioni che stanno invadendo il Paese e infiammare un dibattito già troppo incandescente.

Cercherò di essere esatto, lascerò dei link con dei dati, sarò un po’ banale e di questo mi scuso in anticipo. 
Per quanto possibile, infine, mi sforzerò di non dare opinioni personali malgrado ne abbia e malgrado siano abbastanza precise e circostanziate.
Per quanto espresso mi sono permesso di titolare queste mie note “Europe for dummies”: nessun intento offensivo né riduttivo. 
Diverse frasi sono riprese dal sito istituzionale della Commissione europea.

Decisioni nell’UE
Spesso si sente dire “Lo vuole l’Europa” o “Lo ha deciso l’Europa”, come se fosse qualcuno estraneo a noi italiani. Chiariamo le cose: non guasta. La procedura decisionale ordinaria dell'UE è la "codecisione". Il Parlamento europeo, eletto direttamente, approva cioè la legislazione dell'UE congiuntamente al Consiglio (formato dai governi dei 28 Stati membri). I parlamenti nazionali possono esprimere formalmente le loro riserve se ritengono che sarebbe meglio affrontare una questione a livello nazionale piuttosto che europeo. Il Parlamento europeo e il Consiglio esaminano le proposte della Commissione e propongono emendamenti. Se il Consiglio e il Parlamento non riescono a trovare un accordo sugli emendamenti, si passa a una seconda lettura.
Durante la seconda lettura, il Parlamento e il Consiglio possono riproporre degli emendamenti. Il Parlamento ha il potere di bloccare la normativa proposta se non trova un accordo con il Consiglio.
Il Parlamento europeo è formato dai rappresentati votati dai cittadini dell’Unione Europea e al proprio interno è diviso in Gruppi parlamentari omogenei formati da parlamentari di Paesi diversi. 

Carpe diem





Carpe diem

Tu non domandare - è un male saperlo - quale sia l'ultimo giorno che gli dei, Leuconoe, hanno dato a te ed a me, 
e non tentare gli oroscopi di Babilonia (i numeri babilonesi). 

Quanto è meglio accettare qualunque cosa verrà.

Sia che sia questo inverno - che ora stanca il mare Tirreno sulle opposte scogliere - l'ultimo che Giove ti ha concesso, 
sia che te ne abbia concessi ancora parecchi, sii saggia, 
filtra il vino 
e taglia speranze eccessive, perché breve è il cammino che ci viene concesso.
 Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso: 
cogli il giorno, 
fidandoti il meno possibile del domani.
Orazio –  Le Odi (Undicesima ode del primo libro)

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros.
Ut melius, quidquid erit, pati.
 Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam, quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi spem longam reseces.
Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem quam minimum credula postero.


Ma fugge intanto, fugge irreparabile il tempo, mentre presi
dall'amore indugiamo a descriverlo.
Virgilio – Le georgiche (dal terzo libro)

Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus,
singula dum capti circumuectamur amore.


Qui, in Virgilio il tempo fugge mentre parliamo (fugit); in Orazio invece il tempo (invidioso) sarà fuggito già (fugerit) mentre stiamo ancora parlando e bevendo vino.
Che sia per questo che la cosa è meno « irreparabile » ?

Resta che qualcuno mi ha fatto notare come dal momento in cui si versa il vino (filtrandolo) il tono della ode si ammorbidisca.
Rileggete un paio di volte.
Qualcosa cambia.

Carpe poi è un termine usato nei lavori agricoli per « potare » e da lì si può pensare « cogliere i frutti ».
Carpe diem potrebbe essere quindi cogli i frutti del giorno, cogli il giorno, vivi il tempo presente.
Come un frutto.
Come un vino.
Consapevolmente.

Sapendo che nessun oroscopo potrà dirci cosa c’è in serbo per noi.

Meraviglia.

Oppure la cosa straordinaria è che mi meravigli e mi emozioni proprio io che di latino non ho mai capito nulla e ho passato tutto il liceo ad arrabbattarmi per non essere rimandato?

17 maggio 2014

di vino o di fiume. Un premio



Di vino o di fiume

C’è un premio letterario nativo digitale dedicato al fiume e al vino
L’Associazione Ezio Affini, in collaborazione con Blonk editore, promuove il premio letterario «Ezio Affini»,  riservato a opere che raccontino di fiume o di vino.
Per me che amo lo scorrere dei fiumi e dei ruscelli, raccontare a modo mio le emozioni che il buon vino mi regala e scrivere, scrivere, scrivere… segnalare questa cosa è un piacere.

L’associazione Ezio Affini, in collaborazione con Blonk editore, ha indetto un premio letterario nativo digitale in memoria di Ezio Affini, direttore commerciale di Blonk editore, prematuramente scomparso.

Il premio è rivolto a opere di narrativa (non saggi) sotto forma di racconto lungo (15-20 cartelle) che dovranno pervenire in formato digitale all’indirizzo email premioezioaffini@gmail.com entro il 30 giugno 2014. Sono ammesse esclusivamente opere che raccontino di fiume o di vino.
La partecipazione al premio è gratuita.  Le opere meritevoli verranno pubblicate in formato ebook da Blonk editore e quelle giudicate migliori riceveranno un premio in denaro.

I premi saranno ritirati personalmente dai vincitori durante la cerimonia di premiazione che avrà luogo a Pavia nel mese di ottobre.
L’esito del Concorso verrà reso noto tramite organi di stampa, emittenti radiotelevisive e sul sito Internet del Premio http://www.premioezioaffini.wordpress.com

Tutte le informazioni sono disponibili a questo link http://premioezioaffini.wordpress.com/2014/04/08/le-regole/


Qui il bando completo in formato pdf



Organizzazione









15 maggio 2014

Just friends



Just friends.
Canzone: non film.
La canzone è famosissima. 
Composta in America negli anni ’30 dal compositore e pianista  John Klenner (1899-1955) con il testo di Sam Lewis (1885-1959) vanta tantissime versioni famose, da Frank Sinatra a Sarah Vaughan passando per l’incisione di Charlie Parker del ’49, Chet Baker e Stan Gets.


Rispetto alla splendida versione che propongo in video ho una grande fortuna e un rammarico. 

La fortuna è quella di conoscere la straordinaria cantante Laura e il bravissimo musicista Michele e di possedere un paio di dischi loro. (Skylark, del 2013, è bellissimo). Amici. Una bella cosa. Non ci vediamo spesso ma sono bellissime persone e fior di musicisti. La sfortuna è che dal vivo non sono riuscito (ancora) ad ascoltarli. Rimedierò certamente.




Francesconi – Avanzolini 4et  /  Just Friends

Torrione Jazz Club, Ferrara 21 aprile 2014


Just friends, lovers no more
Just friends but not like before
To think of what we've been
And not to kiss again
Seems like pretending
It isn't the ending
Two friends drifting apart
Two friends but one broken heart
We loved, we laughed, we cried
Suddenly love died
The story ended
But we're just friends
Two friends drifting apart
Two friends but one broken heart
We loved, we laughed, we cried
Suddenly love died
The story ended
But we're just friends


Questo arrangiamento è di Giovanni Bertelli e Michele Francesconi.


Il quartetto è composto da Michele Francesconi al piano, Laura Avanzolini, vocals, Giacomo Dominici, double bass e Marco Frattini, drums.


Pro-memoria lascio la primissima versione di just friends. 

È il 1932 e a cantare è Russ Columbo, un baritono di grandissimo successo all’epoca.







12 maggio 2014

Ciascuno soffre



Quando il giorno è lungo e la notte, la notte e solo tua; quando sei sicuro che ne hai avuto abbastanza di questa vita, resisti non lasciarti andare. Tutti piangono e tutti soffrono a volte. A volte tutto è sbagliato. Adesso è tempo di cantare insieme. Quando il tuo giorno è notte, solo (resisti,resisti). Se ti senti come se stessi andando via (resisti,resisti): quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita, resisti. Tutti soffrono: trova consolazione nei tuoi amici. Tutti soffrono: non rovesciare la tua mano, oh no, non rovesciare la tua mano. Se senti di essere solo, no, no, no, non sei solo. Se sei solo in questa vita, i giorni e le notti sono lunghi. Quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita e di resistere… Beh: tutti soffrono a volte. Tutti piangono e tutti soffrono, a volte, e tutti soffrono a volte: allora resisti: resisti. Resisti. resisti. resisti. resisti. (tutti soffrono: non sei solo)


.  
R.E.M.
Everybody hurts
1992
Automatic for the people


 When the day is long and the night, the night is yours alone, 
 When you're sure you've had enough of this life, well hang on 
Don't let yourself go, everybody cries and everybody hurts sometimes Sometimes everything is wrong. 
Now it's time to sing along 
When your day is night alone, (hold on, hold on) 
 If you feel like letting go, (hold on) 
 When you think you've had too much of this life, well hang on

 'Cause everybody hurts. 
Take comfort in your friends 
Everybody hurts. 
Don't throw your hand. 

Oh, no. 
Don't throw your hand If you feel like you're alone, no, no, no, you are not alone 
If you're on your own in this life, the days and nights are long, 
 When you think you've had too much of this life to hang on 

Well, everybody hurts sometimes, Everybody cries.
 And everybody hurts sometimes

And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on Everybody hurts. You are not alone.

3 maggio 2014

Pelù, Berlinguer e i tempi moderni




Quando ero ragazzo ho votato per Berlinguer e per il suo partito. Oggi si direbbe che sto facendo outing.

All’epoca si muoveva la critica, da parte di chi non aveva simpatia per Enrico Berlinguer e per il Partito Comunista italiano, che il segretario non avesse titolo a rappresentare gli interessi delle classi lavoratrici e del comunismo per un motivo che provo a sintetizzare così: “Berlinguer c’ha mezza Sardegna”.
Il senso era che poiché Enrico Berlinguer era un possidente e aveva proprietà diffuse nella sua Regione non poteva essere comunista (“la proprietà privata è un furto”) e non poteva avere titolo a rappresentare il Partito e contrastare il governo democristiano.

All’epoca ci ragionai. 
Malgrado fossi giovane ragionavo molto. 

Non ho mai saputo quali fossero le fortune economiche di Berlinguer ma non mi pento di averlo votato e credo che quello che diceva fosse giusto.

L’attacco era uno slogan che, a mio parere, non aveva fondamenti ostativi alla attività politica del soggetto in questione.
Era uno slogan che oggi definiremmo populista e di facile presa ma che sottintendeva un ragionamento politico.

Sono passati molti anni.

Gli slogan e le frasi ad effetto hanno la loro importanza. Sono efficaci e lasciano il segno.

Non ho nulla contro gli slogan e tornando all’esempio che ho fatto credo che chiunque abbia diritto ad avere idee sociali e politiche e a professarle liberamente.
Auspico che questo avvenga civilmente e fuori da disposizioni e atteggiamenti censori.
Auspico poter parlare di frasi e slogan (anche mediante frasi e slogan) e di poter ragionare sempre su quello che c’è dietro lo slogan. 
Se dietro non c’è un pensiero consapevole difendibile è impossibile dialogare. 

Non è sulle frasi fatte o sugli slogan o sulle parolacce che si può ragionare: serve parlare di pensieri articolati e saper articolare compiutamente le proprie argomentazioni. 

Servirebbe dialogare a qualsiasi livello: disperatamente e ostinatamente.

Al concerto del primo maggio, a Roma, il cantante Piero Pelù ha detto – dal palco – che l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri (Matteo Renzi) è “Il boy scout di Gelli”.
 Considerando che Licio Gelli era il capo di una loggia massonica coperta (la P2) e che viene considerato architetto di notevoli nefandezze di ordine politico e di potere la frase era chiaramente offensiva.

La risposta di alcuni esponenti del partito del Premier (partito erede di quel P.C.I di Enrico Berlinguer) è stato che Pelù è un milionario e che non sa quel che dice, che essendo ricco non ha titolo ad attaccare il Premier, che non rappresenta “la gente” e che facesse il cantante e pensasse a cantare. 
Una serie abbastanza copiosa di critiche.

Io non so se Piero Pelù sia ricco o ricchissimo e magari possegga mezza Sardegna (o un quarto di Toscana) ma quel che vorrei chiarire è che non può essere questo il problema o il campo dei ragionamenti.

Battute contro il Presidente di turno dal concerto del primo maggio ce ne sono state sempre e spesso sono state feroci.
Rispondere che “Dovrebbe stare zitto perché è ricco” mi riporta a Berlinguer.

Sono francamente persuaso che la maggioranza dei miei compatrioti sia stupida (resa instupidita) e che dietro a slogan e frasi ci sia pochino ma spero che una piccola minoranza abbia seguito quel che ho scritto.

Oggi la Pagina Facebook Berlinguer festeggia l’aver raggiunto 400.000 Like.


Tempi moderni.