marco valenti scrive

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30 maggio 2013

Perdersi




Dal mese di agosto nella colonna di destra di questo blog campeggia un nuovo riquadro con scritto “ci si può perdere”. 
Si sono alternate frasi per piccole riflessioni sui diversi motivi, o talvolta le casualità, che conducono al perdersi di vista.
Uscite di scena da consuetudini stratificate nel tempo. 

Si può trattare di una Passione, di un Amore, di un Parente, di una Amica; ti ritrovi con uno zio che non senti da mesi mentre prima lo vedevi una domenica si e una no; non sai più che fine abbia fatto Tizio o Caia; a Sempronio sai che è successa una cosa importante ma non ne sai nulla in dettaglio.

Ci si può perdere per un sacco di motivi, validi o meno: per fortuna o pur troppo

27 maggio 2013

cherry pie




Ciliegie, pane e vino.


Un albero stracarico di ciliegie, 
del buon pane casareccio che si sta seccando, mezza bottiglia di rosso a tredici gradi e mezzo

 (primitivo di Manduria).



Aver già fatto la torta di pane 

(e averne già parlato anche nel blog
 nelle versioni dolce e salata).

Sapere cosa sia il bustreng.



Ammollo il pane a pezzi nel vino e ci metto le ciliegie denocciolandole.  
Aggiungo lo zucchero di canna e lascio che facciano amicizia per un po’. 
Ci sbatto dentro due uova e un cucchiaio di lievito. 
Vedo che risulta ancora un po’ acquoso e mischio un po’ di farina. 
Gratto a fili la buccia di un limone del giardino, buonissimo e profumatissimo, e  una decina di foglie di menta.
Scaldo il forno sopra i duecento gradi e intanto metto il composto in una teglia ovale.





Lascio la torta di pane in forno una mezzoretta.
Sforno, lascio raffreddare.


INGREDIENTI:
200 grammi di pane secco, forse 250;
vino rosso un bicchiere;
cinque cucchiai di zucchero di canna;
la scorza grattata di un limone;
una decina di foglie di menta;
farina quanta ne ha richiesto;
le ciliegie.

Parlo di cucina e di vino in quello che più volte ho definito “cialtron mode” ma stavolta ideazione rapida, creatività, ingredienti, perfezione di esecuzione sono da applauso.

La consistenza ottenuta è compatta ma non secca, una via di mezzo tra un ciambellone e un budino. 

Se fossi uno che va alle stupide trasmissioni di cucina 
lo farei a cubetti tutti uguali 
che adagerei su un letto di crema di latte alla menta 
e accompagnerei con una pallina di gelato alla crema 
guarnita con due visciole.





Però vi giuro che, 
mai come questa volta, 
vorrei farvi sentire la sinfonia di profumi e di sapori 
perfetta 
che si è creata.

Accostamento consigliato: Vino di Visciole. 

Tal vino liquoroso si ottiene nelle Marche lasciando macerare vino, zucchero e visciole. 

Straordinario.


Il dolce è stato fatto anche nella versione che prevede il latte al posto del vino: potete trovare la ricetta nel Blog francofono fratello di questo, “Les choses sont comme elles sont”.






J’ai mouillé le pain dans le vin

J’ai ajouté quatre cuillères de sucre de canne et les cerises dénoyautées.

J’ai attendu que il fassent amitié

J’ai ajouté les deux oeufs
Les cerises, le vin et le sucre, ont sorti du liquide; alors j’ai ajouté un peu de farine et une demi cuillerée de thé de levure chimique.

J’ai mis ici aussi les zestes et les feuilles de menthe.

Difficile dire celui qui est le meilleur.


20 maggio 2013

il nespolo (Lesson nr. 2)


.

Tempo fa avevo scritto un post dal titolo “Lesson nr.1” che parlava di finestre e diritto alla riservatezza tra dirimpettai. Se vuoi rileggerlo clicca QUI

Oggi vorrei raccontarvi un breve discorso che avevo preparato e che non mi capiterà più di fare.

Anche nelle case che ho abitato precedentemente a quella che abito adesso mi sono sempre occupato delle piante. C’è chi dice che abbia il cosiddetto pollice verde: in realtà, più semplicemente, con scarse conoscenze di giardinaggio e scegliendo specie a bassa difficoltà di mantenimento, metto cura, tempo e un po’ di amore nelle piante che possiedo.
Tra le piante facili da curare c’è il nespolo.
I primi due nespoli che ho avuto sono partiti da semi di nespola mangiata e piantata in terra: cura, anni, acqua e potature ne hanno fatto alberi che hanno dato copiosamente frutti. Da queste due piante avevo fatto altri tre nespoli (uno è ancora con me nel giardino della casa che abito adesso).
I tre nespoli erano in vaso, giovani, alti non più di un metro, in un grande terrazzo. Uno si spezzò per un banale incidente ma riuscii a farlo riprendere facendo un po’ quel che si fa quando devi aggiustare un osso rotto con mezzi di fortuna. Crebbe con un nodo nel giovane tronco, come un callo osseo, indietro rispetto ai due fratelli gemelli.

16 maggio 2013

Si fa presto a cambiare idea


“Si fa presto a dire
ho cambiato idea”.

Socialmente, politicamente e soprattutto culturalmente reputo sia un periodo difficile da decifrare e si corrono rischi di semplificazione un po’ troppo rabberciati.
È uno di quei momenti in cui alcuni commenti politici sono raffinati come la cucina della “Trattoria da Lo Zozzone” e profondi come olio in superficie.
È uno di quei momenti in cui tutti mi stanno spiegando tutto e tanti “lo sapevano benissimo”.
È uno di quei momenti in cui qualcuno ha cambiato idea; qualcun altro mi dice di cambiare idea.
Volevo scrivere un post di aforismi sul cambiare idea e ne avevo trovate un sacco e una sporta. A seguire soltanto una piccolissima parte.

La maggior parte di coloro che pensano di cambiare idea, non ne hanno mai avuta una.
Miguel de Unamuno
La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma

13 maggio 2013

il grillo e la mia prima pasta con le sarde





Si fa presto a dire
di origini siciliane.



Quando, pur troppo raramente, sei lì in Sicilia sei inevitabilmente il cugino/nipote/zio di Roma; quando a Roma racconti che hai fiere origini palermitane a un siciliano quello comincia a parlare in dialetto stretto; quando cucini, dato che sei lontano dalle origini di cui ti vanti, devi imparare a difenderti.

A questo ultimo proposito ho già parlato di caponata di melanzane in questo blog ed è un piatto che mi viene in maniera più che discreta.

Chi ne avesse voglia potrebbe ripassare qui:





Quello che fa la differenza sono comunque gli ingredienti. I sapori siciliani, dagli ortaggi al pane, dal pesce alla carne alla ricotta ed ai formaggi tutti, sono differenti da altrove.

Comunque a me, altrove, misurarmi con la cucina siciliana piace molto e l’altro giorno ho avuto un ulteriore battesimo del fuoco con la mia prima “Pasta con le sarde”.

Ci abbiamo bevuto un Grillo ben fresco Ethos, delle Tenute Matranga di Alcamo. Chi ne vuol sapere di più vada al link
http://www.tenutematranga.altervista.org/history.htm



Dato che, con soddisfazione, posso dire che la mia prima pasta con le sarde è venuta a puntino e che quindi si può fare fuori dalla Sicilia vi lascio la ricetta, le foto e due parole sul vino bianco Grillo.
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Ingredienti.


350 g di Bucatini o di spaghetti grossi
1 Kg di Sarde (circa 570 g da pulite)
500 g di Finocchietto selvatico di montagna
1 bustina di zafferano
1 Cipolla
1 Aglio fresco
50 g di Concentrato di pomodoro
3 filetti di Acciughe
2 cucchiai di Passolina (Uva passa) e 2 di pinoli
60 grammi di mollica di pane abbrustolita
Sale, Pepe, Olio


  • Ora partiamo con dire che nella tradizione lo zafferano e il pomodoro sono alternativi. Se vuoi fare la pasta con le sarde in bianco ci metti lo zafferano e non il pomodoro. Io ci ho messo lo zafferano e un poco di concentrato di pomodoro.
  • Il finocchietto poi non era quello selvatico di montagna e neanche me la sono sentita (per un esperimento!) di aprire il prezioso paté di finocchietto selvatico che mi ha regalato mia cugina quando sono stato in Sicilia ma ho usato quello (poco selvatico) del  giardino.
  • In una padella capiente ho messo nell’ordine: olio, cipolla tritata, mezza testa di aglio fresco (che poi ho levato), i filetti di acciuga, i pinoli, l’uva passa, il finocchietto tritato, lo zafferano stemperato in un decilitro d’acqua.



  • Le sarde pulite e sfilettate sono finite in un’altra padella

8 maggio 2013

cinque per mille è una moltiplicazione importante


Cinque per mille.

Anno dopo anno diventa sempre meno.





Quest’anno sono in dubbio su dove metterlo ma continuo a ritenere sia un gesto importante da fare e sul quale riflettere.

Nel dirvi il dubbio vi segnalo i due luoghi che orienteranno la mia scelta sperando che